Arrivederci, mostro!
"Ognuno di noi ha i propri mostri, i propri fantasmi. Si possono chiamare ossessioni, paure, condizionamenti, senso di inadeguatezza, aspettative e chissà in quali altri modi ancora. Sappiamo, però, che sono vivi e sono il filtro attraverso cui chiunque matura la propria, personale visione del mondo. Credo di conoscere abbastanza bene i miei mostri, mi fanno compagnia da tanto tempo. Può darsi che sia anche per questa lunga frequentazione che ora, in questa fase della mia vita, mi sembrano meno “potenti” e “ingombranti”. Alcuni di loro li ho affrontati in questo album ma era solamente per fargli sapere che li stavo salutando. Loro come tutti gli altri. So benissimo che sarebbe fin troppo bello che fosse un saluto definitivo. Infatti non mi sono permesso di dire: Addio, mostro!, ma un più prudente e realistico".
Chiariamo una cosa: non sono un fan di Liga, non lo sono mai stato neanche nei suoi momenti più ispirati. Vorrei però provare, per una volta, a staccarmi dal pregiudizio che mi ha attanagliato per un ventennio e che mi ha sempre impedito di godermi una sua canzone. Volevo parlarvi di questo cd perchè Arrivederci Mostro è un gran bell'album, ottimamente suonato e molto ispirato in alcune delle sue tracce. Le chitarre fanno la parte del leone in quasi tutte le canzoni, a volte sono arrangiate in maniera spettacolare grazie sopratutto a Corrado Rustici (fratello di Danilo, ex Osanna), uno che delle sei corde se ne intende... (mi vengono in mente i suoni di David Grissom, chitarrista di John Mellencamp, in "Whenever We Wanted"). Tre-quattro ballate presenti in questo cd sono da antologia e si alternano a momenti più di impatto. Saranno probabilmente i passaggi più emozionali dei prossimi concerti (alcuni esauriti da tempo). Liga ha compiuto da poco 50 anni e lancia messaggi importanti (addirittura cita Guccini de L'Avvelenata in Caro Il MIo Francesco), racconta la tragedia di Dendermonde, vicino Bruxelles, quando un ragazzo traverstito da pagliaccio uccise in una scuola materna una insegnante e due bambini (Quando Mi Vieni A Prendere). Luciano parla come fosse uno dei bambini presenti quel giorno in quella scuola: "la mattina il mio stomaco si chiude, il latte viene su e mi comincio a preoccupare" - poi dice alla madre - "quando finisce la scuola? quando torniamo ancora insieme a casa?". Poi, Il Peso Della Valigia, scritta parecchio tempo fa, basata su una poesia dello stesso Liga, pubblicata in Lettere D'Amore Nel Frigo. La poesia in questione si chiamava Cosa Non Mettere In Valigia. Un percorso, quello della protagonista, in cui mostri e fantasmi finiscono dentro una valigia che pesa sempre di più. Nel disco ci sono anche brani di impatto minore, certo, ma il mood generale è davvero molto positivo, a mio parere. Ho finito. Adesso, massacratemi pure....