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Sisterworld

Di: Gianpaolo Castaldo | 04/05/2010
Ingiustificabile ritardo per questa recensione: la "sfango" solo perchè i Liars sono in tour in questo momento in Italia. Un album interessante e ben fornito di immagini (il booklet allegato è davvero sontuoso) ed informazioni, questo Sisterworld. Il combo newyorkese è cresciuto molto in questi ultimi tempi, mutando geneticamente forma e sostanza sonora. Dagli inizi pischedelici al proto-funk, lungo l'arco di cinque albums i Liars sono arrivati ad una prova matura e circolare, scura e claustrofobica, con Angus Andrew novello Syd Barrett (sembra che le dosi massicce di allucinogeni che ingoia siano molto in linea con quelle del GENIO). Percussioni simil-tribe, sintetizzatori, bassi pulsanti e chitarre distorte sono il fil rouge che lega questi brani nei quali si nota, a differenza del passato, una certa ricerca della forma-canzone. Dai Throbbing Gristle ai Tuxedomoon passando per i Radiohead, i Can e gli Einstürzende Neubauten. Ho detto tutto e niente, lo so. Ma un ascolto, quantomeno, va dato per capire l'essenza di questo disco. Del quale ne esiste anche una versione doppia con gli stessi brani in sequenza ma reinterperetati da altri artisti tra cui Alan Vega, Tom Yorke e Devendra Banhart. Stregoneria e noise wave free-form, servite su un piatto d'argento.

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