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Ladies and Gentleman We Are Floating in Space

Di: Chiara Colli | 04/03/2010
Okay, sembrerebbe un'operazione amarcord. Ma agli amanti - nel caso di chi scrive praticamente adepti - di Jason Pierce, Spaceman 3 e Spiritualized, non sarà certo sfuggita la notizia della settimana, ovvero un bel 10.0 (!!!) di Pitchfork alla ristampa targata ATP Recordings di questo meraviglioso album di (ben, ahimè) 13 anni fa. Ed ecco allora, ladies and gentleman, la scusa pronta per parlarne con i dovuti sbrodolamenti.
Intanto, un po' di coordinate. Chiuso definitivamente il burrascosco rapporto con Sonic Boom - aka Peter Kember - e sciolti per sempre (sigh) gli Spaceman 3, band pilastro del garage psichedelico/drogato anni '80, Jason Spaceman - all'anagrafe Jason Pierce - fa emergere ufficialmente nel 1991 il progetto che, già nel 1989, ai tempi dell'ultimo album degli Spaceman 3, "Recurring", teneva in serbo come uscita di sicurezza. La psichedelia rumorosa e confusa legata all'avanguardia - classica e rock - rimane una delle influenze maggiori della nuova band, mescolando La Monte Young e i 13th Floor Elevators come i Velvet Underground e la versione più acida dei Floyd.
Ma alla sua anima più distorta, Pierce coniuga un'altra passione: quella per il gospel ed il soul. Uscito nel 1997, dopo due album in studio ed un live, "Ladies and Gentleman We Are Floating in Space", è la quintessenza - nella musica ma anche nei testi - di un titolo celebre ruotato attorno alla passata incarnazione dello Spaceman, ovvero "Taking Drugs to Make Music to Take Drugs to".

Considerato (e non solo da me) uno dei più begli album degli anni '90, "Ladies and Gentleman" è l'esplosione di potenza che solo lo scontro tra amore ed odio potrebbe generare. Un amore più per le proprie debolezze e per le droghe, piuttosto che per un'altra persona. Un odio verso tutti e degenerato in isolamento totale, legato in particolare ad una storia d'amore finita (male) con Kate Ridley, tastierista degli Spiritualized che proprio nel 1997 sposerà segretamente Richard Ashcroft.
Piano e forte, momenti di quiete assoluta con cori gospel in sottofondo e poi esplosioni di feedback e fiati (apparentemente) incontrollate, segnano il tempo dilatato del viaggio dello Spaceman nello spazio. C'è il rock elettrico di "Come Together" ed "Electricity", il call and response della meravigliosa ed ironica "I Think I'm in Love" ed il boom di luci accecanti, alternate a buio accompagnato da un'armonica, di "All of My Thoughts"; la liquidità di "Stay With Me", il caos cosmico di "The Individual", l'epicità nera di "Cool Waves", la ballata "Broken Heart" e la chiusura blues-trance di "Cop Shot Cop", con l'indimenticabile (quanto esplicativo) incipit "There's a hole in my arm where all the money goes".

Jason Spaceman non riuscirà a ripetere in un altro album la coralità e la potenza, disarmante, di "Ladies and Gentleman We Are Floating in Space". Forse anche per questo, l'anno scorso ha deciso di riproporre l'album per intero - con un Don't Look Back dell'All Tomorrow's Parties - insieme ad un'orchestra di circa 20 elementi più un nutrito coro gospel. Un live di un'intensità da brividi, che - oltre a dare sfogo alla proverbiale maniacalità di Pierce - aggiunge alla natura fondamentalmente noise e visionaria degli Spiritualized, la sofisticatezza dell'orchestra e la celestialità delle voci nerissime di circa dieci donnone. La ristampa, ribadiamo con voto 10.0 da parte del piuttosto tirato Pitchfork, contiene, nell'originale formato da medicinale con simulazioni di prescrizioni e quant'altro (ma in versione all-black), un doppio CD con l'album e 35 demo inedite. Piuttosto costoso. Ma da avere. Sei stelle. Su cinque.

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