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Running With the Beast

Di: Chiara Colli | 28/01/2010
Hanno cominciato in uno scantinato e con un organo da chiesa costato 50 dollari. Qualche tempo fa, sono arrivati sugli schermi di mezzo mondo con il video di “Grip”, rivisto e corretto per lo spot di una nota industria automobilistica di casa nostra. Nel frattempo hanno girato in tour con Fatboy Slim ed Happy Mondays, sono usciti due album, qualcuno li ha definiti “fuffa”, qualcun altro “both innovating and captivating” (Spin Magazine). Se è innegabile che abbiano un buon fiuto per il marketing (complice la vittoria del “Best International Music Video” con “Grip”), è altrettanto vero che su disco (e dal vivo) gli zZz sono tutt'altro che pacchiana (nu) new wave.
In due, batteria e synth, olandesi e con un nome che si pronuncia come la “zz” di jazz, Bjorn Ottenheim e Daan Schinkel sembrano i nipotini lo-fi di Alan Vega e Martin Rev. Dopo l'esordio con “The Sound of ZzZ” datato 2005, nel gennaio 2009 arriva il più ballabile “Running With the Beast”, animale a metà tra degli Spaceman 3 da dancefloor e uno psychobilly impastato con Copelandya secchi e garage sintetico. Un album assolutamente catchy, con pezzi fascinosamente cupi per muovere le chiappe (“Lover”, “Grip”, “Spoil the Party”), 2/4 frenetici electro percussivi (“Sign of Love”), mutant disco caramellosa (“Loverboy”), beat hammondiani (“Majeur”) e ghiacci eterei (“Amanda”). Un mistone vagamente alla Blank Dogs, ma meno macchinoso e più suonato. Probabilmente anche meno paranoico e più “cazzone”. Sta di fatto che, eccetto qualche sparuto episodio fuori luogo (“The Movies” ed “Angels”), la bestia olandese garage-wave, classificata sotto il nome di ZzZ, non è solo un mero intrattenimento dolciastro post thc. Dal vivo in particolare, Bjorn Ottenheim e Daan Schinkel sanno tirare fuori tutta l'anima rock, a dispetto dell'assenza di basso e chitarra. It's (not) only rock'n'roll, but we like it.  

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