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Geneve

Di: Maurizio Nagni | 19/01/2010
“La porzione di spazio temporale che divide l'inizio di un brano dalla sua conclusione è, per il compositore, qualcosa di simile a ciò che le dimensioni della tela rappresentano per un pittore. Il compito del pittore consiste nel riempire di qualcosa lo spazio vuoto di una tela fino a farlo diventare quadro-opera. Analogamente, il compito di un compositore consiste nell'aggiungere, nel suscitare e nel far muovere delle cose all'interno di un determinato tempo”.
Frank Zappa

Usando l'idea di Zappa, il post-rock dei Russian Circles può ben essere tele di grandi dimensioni una cornice contiene tratti rapidi e un po' schizofrenici di un pezzo come Malko, somigliano inizialmente agli Ozric Tentacles (ma senza entrare nell'iperspazio) per poi trasformarsi in una corsa accanto ai Godspeed You! Black Emperor; un'altra con i colori tenui e tranquillizanti di Hexed All; un'altra tela ancora, come Fanthom, con lo strazio dei violini che introducono a delle forme nette, contrastate, senza colori. Ma anche When the Mountain come To Muham, Geneva o Melee dimostrano come la band sia capace di controllare il suono come un domatore fa con le sue fiere trasformando le onde sonore da violente e distruttive a calde ed evocative.

Geneva è il terzo lavoro per i Russian Circles ed è sempre una bella notizia quando un gruppo dimostra che ancora non ha esaurito la sua creatività. Sono i suoni del post-rock, quelli che abbiamo imparato ad amare dai GYBE che ritroviamo nei Russian Circles; in ogni brano è evidente la ricerca di una composizione orchestrale ed il risultato gli rende merito del lavoro fatto. Geneva è un album dove ogni pausa è organica al suono che l'ha preceduta ed al suono che la seguirà; dove sebbene basso, chitarra e batteria puntano ad un comune obiettivo, ogni strumento racconta una storia propria e lungi dal portare ad una facile autodistruzione del suono, ogni nuovo ascolto porta nuove sensazioni a seconda di quale strumento ha catturato la nostra attenzione in quell'istante.
Tutto il disco è un cammino verso l'alba attesa tutta la notte; alba che arriva con la visione evocativa Philo, avvolgente come un abbraccio atteso per tanto tempo, come il tepore di essere tornati a casa.

Non si capisce Geneva se non lo si ascolta dall'inizio alla fine, perchè se ogni brano rappresenta un quadro, è dall'insieme delle immagini che troviamo il significato di tutto quello quello che, nell'arco temporale racchiuso dal disco, passa dentro in nostri sensi: e in questo, i Russian Circles, hanno molto da offrire.

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