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Space Oddity (40 Ann. Limited Edition)

Di: Gianpaolo Castaldo | 24/11/2009
Nulla di nuovo sotto il sole, anzi. Questa uscita dall'odore tipicamente natalizio sta a ricordare che da "Space Oddity" (The Original) sono passati tanti, troppi anni. Porca miseria, quaranta, mica bruscolini. Doppio cd, la cui versione originale (in vinile naturalmente), uscì all'epoca due anni dopo il silenzioso esordio di "Man Of Words, Man Of Music"; la "stranezza spaziale" già faceva presagire l'ascesa del Duca che più Bianco non si può. Quindici fra inediti e bonus tracks, compresa la versione italiana (!) di Space Oddity, arrivato qua da noi come "Ragazzo Solo, Ragazza Sola", testo di Mogol. Operazione commerciale di dubbio gusto? chi può dirlo. Bowie da quando si è infilato nel mondo della borsa coi suoi "titoli", è diventato uno degli uomini più ricchi d'Europa.... per i neofiti, questa è l'occasione per approcciare il prezioso evolvere di un menestrello che, da qui al suo capolavoro assoluto, quel "Ziggy Stardust" del 1973, ha stampato nelle menti dei teen agers (e non solo) di allora, brani memorabili, da consegna alla storia della musica. Alle tastiere poggia le dita un certo Rick Wakeman. In più di un brano, i tributi a bands ed artisti contemporanei sono più che evidenti. "Memory Of A Free Festival", nella sua parte conclusiva, nel suo chorus finale, pare "Hey Jude" dei Beatles, così come "Unwashed and Somewhat Slightly Dazed" sembra uscire direttamente da "Forever Changes" dei Love di Arthur Lee. Un grande disco insomma, che pur nelle sue citazioni ha una sua ragion d'essere, originale e ispirato, apparentemente semplice, decisamente rivoluzionario.

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