Travelling the face of the globe

Gli appassionati degli Oi Va Voi avevano davvero temuto il peggio quando, nel giro di pochissimo tempo, la metà dei componenti storici aveva abbandonato il gruppo, tra cui Lemaz Lovas, principale autore dei testi e grande animale da palcoscenico. Eppure i reduci, Josh Breslaw (batteria), Nik Ammar (chitarra) e Steve Levi (clarinetto e voce) hanno saputo preservare le sonorità tipiche di questo collettivo londinese, con chiare e palesate origini ebraiche, e si sono fusi perfettamente nel clima la nuova violinista, Anna Phoebe, e la cantante ghanese Bridgette Amofah. Un lavoro registrato nel luogo ideale per un ensamble yiddish-ketzmer, visto che è stato realizzato in una sinagoga londinese che ne ha amplificato sonorità ed atmosfere. L'album, il quarto, si apre con due orecchiabilissime tracce, solo vagamente kletzmer, come "Waiting" e "I know what you are", che ci fanno temere un appiattimento verso suoni più pop, ma subito la terza traccia, la title track, ci introduce in una festa gitana. Bellissima perla il brano "S'brent", malinconica ballata della tradizione yiddish, scritta negli anni '30 dal poeta e cantautore Mordechai Gebirtig. Si prosegue con la malinconica vitalità della strumentale "Magic carpet", dove a "cantare" è l'eloquente clarinetto di Steve Levi. Il tema, come preannuncia anche il titolo dell'album, è sempre il viaggio e la cosa si accentua in "Dusty road", una canzoncina da carovana in cammino e, dopo momenti di malinconia d'altri tempi, si arriva ad un momento caciarone e curioso come "Long way from home" che fa il verso, tra un ritmo kletzmer e giri ska, al tema di 007. Momento bellissimo la traccia di chiusura, "Photograph" dove la voce profonda di Dick Rivers recita e canta, dando un tocco retrò a questo lavoro che sembra davvero rendere tributo a tutti i territori che questa banda meticcia ha attraversato nella formazione musicale dei componenti, vecchi e nuovi, e in questi anni di successi dal vivo un pò in tutto il mondo.