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Da Solo

Di: Gianpaolo Castaldo | 06/11/2008
"La clandestinità è uno dei temi personali affrontati nel disco, questa tendenza a nascondere la propria vera natura e a doversela svignare per Essere, per iniziare ad affrontare quel cammino. Nella canzone c'è tutto l’indugio, la condizione di stallo di chi ancora non sa prendere a testa alta la propria strada, anche miseranda, e arrivare alla libertà dalla clandestinità. E anche i fuochi della gioventù ci sono, ancora prossimi, da sentirne il calore.” Queste, le note introduttive sul singolo che ha anticipato l'atteso nuovo lavoro di Vinicio: settima fatica a due anni da quel piccolo grande capolavoro che è "Ovunque proteggi". Vinicio è in tour, questo mese, molte delle date sono tutte sold out e questo dà l'esatta dimensione di quanta attesa ed interesse ci siano sul musicista, giunto ormai ad un livello di maturità espressiva davvero notevole. Ho letto su ondarock una recensione quanto meno "strana", come se Capossela fosse condannato a pubblicare, ogni volta che esce con un disco, un capolavoro... in realtà il disco è molto bello, sia nei testi che nelle musiche, anzi i testi stavolta mi sembrano addirittura più intensi, per la complessità dei temi trattati, rispetto al passato. Forse è per questo che la cifra musicale ne potrebbe aver risentito, ma parliamo comunque di aghetti in un pagliaio. I fantasmi rinfacciati nel passato (Waits, Buscaglione, Conte) hanno lasciato il posto ad un mood unico e molto personale, pur mantenendo un doverso richiamo. Insomma, un'altra bella prova di maturità. davvero non me la sento di chiedergli di più.

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