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Gea

Di: Gianpaolo Castaldo | 14/03/2008

Quando ho ascoltato le prime note di questo cd ho pensato subito ad una novella Joni Mitchell in versione ascetica. River Of Life, primo brano di questo Gea, ha il suono avvolgente e ancestrale che è proprio di ben altre categorie di musicisti: eppure questa giovane folksinger di Los Angeles, giunta al settimo album in 11 anni (!), ha tutte le potenzialità di - per esempio - una Sheila Chandra. Le atmosfere che permeano questo lavoro rimandano senza ombra di dubbio a certe tradizioni stilistiche molto in voga nei '60's, includendo coraggio, sperimentazione e una visione dell'arte molto ampia. E infatti, Mia è un'artista a tutto tondo, poetessa e pittrice sopratutto. Celebra la bellezza della Madre Terra in questo album e lo fà con la grazia e la leggerezza che sono proprie delle persone sensibili e delicate. In alcuni brani, il tappeto sonoro creato delle tastiere rimanda a certe trame care a Kendra Smith, personaggio tra i più misteriosi ed illuminati del recupero folk/psic della metà degli anni 80. Kendra, dopo l'esperienza con Steve Wynn nei Dream Syndacate e David Roback nei Clay Allison/Opal, all'epoca pose in essere un progetto solista intitolato "Five Ways Of Disappearing", eclissandosi sul serio. Mia dà invece l'impressione di esserci, e di voler restare.


 

 


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