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Aja

Di: Gianpaolo Castaldo | 15/01/2008

Una volta tanto parliamo di un disco del quale non sono previste nè ristampe, nè rimasterizzazioni con bonus tracks: niente di niente. Ma questo è un disco perfetto: gira nuovamente nel mio lettore da un paio di giorni e volevo dirvelo. Una sofisticata produzione che miscela rock, jazz, funky e pop in un susseguirsi di emozioni che coinvolgono l'ascoltatore dal primo all'ultimo brano. Walter Becker e Donald Fagen, si sa, sono due maniaci veri dello studio di registrazione ed in questo album, uscito nel 1977, non fanno nulla per nasconderlo. Lo fanno proprio nell'anno in cui il mondo musicale guarda attento e stupito all'esposione del punk ed il conseguente abbandono di sonorità pompose e a volte artificiose che avevano dominato quel periodo. Vanetta Fields, Rebecca Louis, Clydie King e Sherlie Matthews sono il chorus line che sostiene Black Cow, brano di apertura di Aja, composizione che determina le "coordinate" delle altre canzoni. A suonarci, in Aja, c'è la crema dei session-men disponibili sul "mercato", compreso Wayne Shorter che nella title-track infila un affondo di sax memorabile, per non parlare dell'assolo di batteria di Steve Gadd. Il pop sofisticato è presente in Peg, e Josie è un afflato funky dal riff micidiale; poi Deacon Blues, non a caso ci fu un gruppo che si chiamò così negli anni '80, tanta era la riconoscenza.  Larry Carlton e Lee Ritenour giganteggiano ovunque, Victor Feldman al piano ha l'onore di concludere questo capolavoro con un intervento da caposcuola su Home At Last. Interessante anche il dvd "The Making Of Aja", si possono vedere chiaramente le manìe di grandezza del duo nel lavoro di studio. Visti dal vivo quest'estate, gli Steely Dan hanno lasciato l'impressione che per loro questo disco conti ancora molto, tante sono le canzoni saccheggiate nella scaletta. Un must, consigliato a tutti


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