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Articoli firmati da Ubik - Rimuovi il filtro

30/03/2009

The hazards of love

Freschissimo di stampa, arriva questo nuovo lavoro dei magnifici cinque di Portland, ed è di nuovo stupore. Uno stupore almeno a due livelli, perché The hazards of love non è un disco banale. In primo luogo perché riscopre i canoni degli anni '70 e ci propone una concept-opera, una rock-opera in cui ogni brano è legato all'altro, quindi perché, come ogni rock-opera che si rispetti, ha un suo andamento sinfonico che, fatalmente, si espone alla magniloquenza. E così, a parte qualche episodio di rara bellezza e sofisticata costruzione, come la traccia che vi propongo qua sotto, il nuovo album, se non discutibile, ci porta di sicuro a conoscenza con un'altra band rispetto a quella che conoscevamo: ridondante, un po' logorroica, sotto certi [... leggi ancora ]

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25/03/2009

Choral

Ecco, siete contenti? Stavolta parlo di una cosa che proprio non mi ha acchiappato. Thrill Jockey dà alle stampe questo Choral dei Mountain, e subito fioccano i giudizi positivi: sei e mezzo la valutazione di Pitchfork, che forse non è convintissima, addirittura sette e mezzo sotto l'italico sole, con Onda Rock che ama la psichedelia e non è da ieri. Da parte mia, di psichedelico convinto, devo purtroppo dire che - parere strettamente personale - il disco, opera di questo duo di Chicago formato da Brendon Anderegg e Koen Holtkamp mi risulta estremamente ripetitivo e noioso. Suono "denso, solare e morfinico" ci dice Onda Rock, che ne ha fatto addirittura il suo disco del mese. Se fossimo sull'astronave Moya di Farscape, forse sarebbe musica [... leggi ancora ]

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23/03/2009

Rabbit Habits

Che bello! Gli ascoltatori finalmente interagiscono coi recensori sul sito di www.radiorock.to! Prima di parlare dei protagonisti di oggi devo ringraziare Mario, che ha portato le sue riflessioni anche critiche sulla passata rece, quella relativa ad Ardercore. Detto ciò, mi trovo costretto a dire ancora una volta che parlerò di un disco che mi è piaciuto. Del resto è giocoforza: uno parla più volentieri delle cose che gli garbano, di quelle che non lo ispirano parla solo per dovere di cronaca. Insomma. Non è il disco dell'anno come Animal Collective.... ;-))))) Però la riscoperta di Frank Zappa da parte di questo quintetto di Philadelphia mi ispira parecchio. Tre album all'attivo, sulla scena dal 2006, al seguito di band di spessore [... leggi ancora ]

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18/03/2009

Ardecore

Hanno anticipato progetti come Gogol Bordello e Beirut, vivificare la musica cosiddetta folk attraverso contributi orchestrali, jazz e prog. E' un progetto a più mani, nato dall'incontro artistico tra la band post-core degli Zu, il cantautore blues Giampaolo Felici ed il chitarrista americano Geoff Farina, ex-frontman dei Karate. Questo è il loro primo album, al quale seguirà un anno dopo, nel 2006, Chimera. In primo piano la musica popolare romana e romanesca in un mix che farebbe felice un Mike Patton. Tutti da scoprire e ascoltare riflettendo sulle mille sfaccettature che la musica può produrre quando dietro c'è un pensiero preciso.

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16/03/2009

Wavvves

Eh, bè, qui tra lo-fi, psichedelia, noise e garage, il signor Nathan Williams da San Diego, California, ha fatto il pieno. Album assolutamente intrigante, e non a caso pubblicato dalla gloriosa Fat Possum, la risposta più convincente secondo chi scrive a Merriweather Post Pavillion di Animal Collective. Musica non sempre facile da digerire, densa com'è di feedbacks e iterazioni, spruzzi di elettronica e voci distorte. Un bel regalo per chi crede che sia possibile comunque continuare a fare del pop avendo delle idee in testa. Gli U2 sono avvisati... ;-)

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11/03/2009

Dark was the night

Pitchfork gli dà un voto molto alto e non per caso. Ne abbiamo parlato molto in questo periodo, è la raccolta in versione album doppio selezionata e prodotta da Bryce e Aaron Dessner di The National e Red Hot Organization per finanziare la ricerca sull'AIDS. Esce per i tipi di 4AD e non si tratta del classico lavoro celebrativo, anzi. Meritoria in primo luogo, perché riunisce un'intera riga di artisti di prim'ordine: dai Decemberists ai My Birghtest Diamond, a The National, David Byrne, Kronos Quartet, Arcade Fire, Sufjan Stevens e tanti altri. Un suono insieme compatto e variegato, un'intero ventaglio di quella che un tempo si chiamava, per vocazione e per scelta editoriale, "musica indipendente". Due dischi tutti da godere e da preferire [... leggi ancora ]

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09/03/2009

No Sant (What's your name?)

Un grandissimo della musica senegalese, prodotto di quel pezzetto d'Africa tutto proiettato sull'Atlantico e verso ovest. Malinconia e speranza, saudade e rimpianto, allegria e tristezza. Un Brasile in forma ridotta, ma non meno affascinante. Per chi non conosce questo paese, Wasis Diop è il modo migliore per avvicinarsi, lontani dalle mondanità di uno Youssu N'Dour. Il disco che vi propongo risale al 1996 ed è un piccolo spaccato di gioielli canori. Per chi ama l'Africa, ma non solo.

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04/03/2009

Giants, Madmen and Ghosts

Un disco gradevole, che ci porta dentro le viscere dell'indie pop di oggi con grazia e senza scadere nello scontato. Atmosfere low-fi come si deve in questo scorcio di primo decennio di Ventunesimo secolo, così che si marchi per bene l'alienazione urbana, arrangiamenti maturi ed essenziali che danno conto di come la band di Michael Barrett sia maturata fino ad arrivare a questo quarto lavoro. E sono proprio le doti di songwriter di Barrett a emergere, nonostante il resto del cast sia di prim'ordine: Erik Chaplinsky (Summer Camp Casanova) e Chuck Chambers (Kaliedoscope Death) sono gli illustri compagni d'avventura per questo curioso sodalizio di giganti, pazzi e fantasmi. Un sound accattivante e immediato, gli anni '90 in tasca, una nostalgia [... leggi ancora ]

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02/03/2009

The Voudun Effect 1973-75

Una vera miniera di musica per buongustai, ma anche per coloro che sentono i brani "a pelle" e sono in grado di andare oltre le etichette. Rimasterizzato e rieditato dopo anni, questo disco mostra ossa e nervi di quel suono che ha dato vita al rock. Al di là della tradizione africana in generale e del Benin in particolare, queste chitarre al limite del lisergico a me hanno ricordato tantissimo il Peter Green di The End of the Game - non a caso anche quello un lavoro profondamente ispirato dall'Africa - e lo stesso Jimi Hendrix. Un disco tutto da sentire, con episodi di vario genere, più elettrici, più acustici, più funk, ma comunque tutti straordinariamente belli.

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25/02/2009

Labirinto d'acqua

Il disco risale al 2006, e dovrebbe presto arrivare qualcosa di nuovo da questa straordinaria realtà artistica tanto più sorprendente in quanto italiana. Prog riscoperto, spogliato di ogni orpello, incrociato con una vena sperimentale e jazzy che ricorda un Canterbury mescolato col punk, insomma, un'autentica rivelazione sonora. Un disco che ci si rivela, traccia dopo traccia, come frutto di un'elaborazione matura e senza incertezze, un autentico tappeto sonoro che ci avvolge e ci carezza. Uno stile che piacerà a chi ha amato Epsilon Indi - capito Franz? - e gente del calibro di Charles Hayward e dei Tone Dogs. Qualche nome, insomma, solo per far capire al volo con chi e cosa abbiamo a che fare. Con una voce azzeccata avremmo potuto anche [... leggi ancora ]

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