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l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Articoli firmati da Ubik - Rimuovi il filtro

30/01/2008

Distortion

Riverbero, echi, loop, un suono che è confezionato come se venisse da dentro un tubo, e dentro quel tubo senti non solo i Gesù e Maria Catena, come scrive qualcuno, ma anche i Beach Boys, o una loro versione stralunata, psichedelica, nostalgica, divertentissima. Lo so, lo so che visto il trattamento riservato a Hot Chip e le perplessità su Panda Bear dovrei dire sdegnosamente "eccheschifo". Però questi Magnetic Fields mi piacciono, e anche parecchio, in questi giorni non riesco a mollare l'ascolto. Un discone di quelli veri, di quelli che tracciano un solco che difficilmente sarà abbandonato, col rischio di creare la solita moda. Ma questo è il rock'n'roll, e ci piace così... :-)

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29/01/2008

Alegranza

Immaginate una festa ecuadoriana, metti il caso, a Genova, dove però l'etnico si fonde con lo psichedelico e il rave party e si va a palla con i loop e le iterazioni fino all'ipnosi. Il risultato è che ti sembra di ballare il pogo in paradiso, o all'inferno, se preferite. Disco curioso, da ascoltare più volte e senza preconcetti, come un mantra da discoteca, a volume altissimo e con le cuffie. Il risultato potrebbe essere inebriante, com'è stato per il sottoscritto, oppure devastante. Le due cose, però, non sono così remote l'una dall'altra, e alla fine i pochi pazienti arriveranno alla conclusione che così suonerà la musica globalizzata delle metropoli del 2020, pioggia acida da cui ripararsi, tacos anziché le [... leggi ancora ]

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28/01/2008

Venus on Earth

Attenzione bene, perché qui siamo al cospetto di uno dei dischi dell'anno, sempre beninteso secondo la modesta valutazione dell'ancor più modesto sottoscritto. Gruppo californiano, i Dengue Fever, con cantante di nazionalità cambogiana, la splendida Chhom Nimol, residente da anni a Long Beach; una compagine che ci regala un pop-rock stralunato e pischedelico, che ricorda moltissimo i migliori B52 e ci fa pensare ai primi film di James Bond, sì, quelli degli anni '60, quando Sean Connery aveva i capelli neri e si metteva la brillantina. O ancora meglio, seguendo la definizione dell'album che ne dà la stessa band, dobbiamo pensare all'atmosfera di Saigon tra fine anni '60 e inizi anni '70, quando i soldati americani [... leggi ancora ]

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26/01/2008

Safe inside the day

Io avrei proprio voluto che questo disco, che lui stesso definisce "il più bello del mondo", lo avesse recensito lui, ma proprio lui, Maxbello di Roma. Io posso solo dire che condivido in gran parte il giudizio, sempre per usare la prosa diromesca, qui c'è un bel po' di trippa per gatti. Dalla voce, che a me ricorda più che vagamente - sarò blasfemo, ma chissene - il vocione di Roger Chapman dei Family, al percorso stesso del transgender Baby Dee, sul quale esorto il Semenuk a dire la sua - sempre che resista alla musica ;-P - ai toni clowneschi, circensi e quasi zappiani di gran parte del lavoro. Una galleria di suoni che non si riposa mai, che cambia sempre e che ti regala un'ora di fascino vero. [... leggi ancora ]

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25/01/2008

Jukebox

Signore e signori, giù il cappello. Sarà pure un disco di cover e autocover, ma quando una cantante ha il coraggio di smontare New York New York e di reinterpretarla come un vecchio blues alla Neil Young senza rovinarla, ma anzi, arricchendola e fondendola con l'altrettanto

 splendido brano successivo, ci troviamo di fronte all'eccellenza. Torna dunque Cat Power e lo fa con la classe e l'inventiva di sempre, confezionando un lavoro che sembra fatto apposta per le radio, infarcito com'è di riff orecchiabili e di citazioni illustri. Nell'attesa di un nuovo lavoro che, dato il precedente, si annuncia già come uno dei prossimi must.

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24/01/2008

A tale of two devils

Disco fresco di stampa per questa compagine di Amsterdam, cui va riconosciuta una grandissima freschezza di ispirazione e un tutor d'eccezione: il produttore, Peter Katis, che non a caso sta dietro band del calibro di Interpol e The National. Pop-rock squillante, un pizzico di elettronica che non ci sta male, anche se nel suo complesso il lavoro non è particolarmente innovativo, un album che comunque si fa ascoltare e che corre liscio come l'olio. Fra le tracce segnalo un Aha Erlebnis e la title-track, quest'ultima degna conclusione di un LP che non passerà alla storia, ma che comunque ho gradito abbastanza.

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23/01/2008

Made in the Dark

Sono parecchie le riviste a tributare elogi e applausi scroscianti per questo album, e questo certamente crea un po' di curiosità. Se poi associ il genere, una sorta di dance-techno-pop mooolto elettronico alle facce da gente comune dei protagonisti, cinque nerds londinesi, l'intrigo s'infittisce e spinge all'ascolto. Ebbene, lo confesso, io non riesco ad appassionarmi. Sì, il disco è frizzante e divertente a tratti, con la sua marea di riferimenti e citazioni e il suo voler essere opera di cross-over che utilizza l'electro-dance come linguaggio universale. Ma ben più intrigante e interessante allora l'atmosfera allucinata di M.I.A. con il suo Kala e perfino la dance surreale di Robyn, se proprio vogliamo rimanere nel [... leggi ancora ]

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22/01/2008

Go away white

Tornano dopo quasi un quarto di secolo, e questo basterebbe per una celebrazione entusiastica: Peter Murphy e Daniel Ash riportano in vita i Bauhaus. Basterebbe, appunto. Perché tu ti metti ad ascoltare Go away white e dopo i primi due brani ti trovi a chiederti: ma chi glielo ha fatto fare? Ci sono, sì, il basso nodoso di David J, la chitarra lacerante di Daniel Ash e il vocione di Peter Murphy, e c'è il proposito di lasciare alle stampe una sorta di album postumo, come è scritto in alcune recensioni, un vero e proprio canto del cigno dopo 24 anni... Tuttavia, non convince la musica, si ha la sensazione del già sentito e soprattutto della mancanza di convinzione. Non c'è il brano che si tira dietro gli altri e che [... leggi ancora ]

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02/01/2008

In the future

Già il fatto che autorevoli riviste facciano a gara per stroncarlo a me lo fa appetire come disco interessante, e l'ascolto non delude. Arriva dal Canada una ghiottissima e attuale rivisitazione di hard rock. prog e psichedelia, una gustosa retrospettiva che è però anche un modo di interpretare il futuro. Per nostalgici e non solo, e non a caso targata Jagjaguwar, quest'opera si propone come primo ascolto di grande livello del 2008. L'unica condizione è accostarvisi senza alcun pregiudizio, accendere lo stereo, infilare il cd, spegnere le luci e...

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23/12/2007

March of the lonely

Qualcuno l'ha definito un "sospiro di sollievo" rispetto a quanto ci propongono in genere le major e anche qualche indie label, e certo è che questo menestrello di Aylesbury, Buckinghamshire, ha le carte in regola per scompaginare i nostri calcoli da TOP 2007. Bè, fino a questo punto no, però questo ventiquattrenne inglese esce con un lavoro che lo colloca sulla strada di Nick Drake e di Jeff Buckley. Una serie di ballads affascinanti, che nulla concedono alla banalità e al facile calcolo da hit. Un lavoro notturno, adattissimo a questi gioni di fine anno.

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