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Go away white

Di: Ubik | 22/01/2008

Tornano dopo quasi un quarto di secolo, e questo basterebbe per una celebrazione entusiastica: Peter Murphy e Daniel Ash riportano in vita i Bauhaus. Basterebbe, appunto. Perché tu ti metti ad ascoltare Go away white e dopo i primi due brani ti trovi a chiederti: ma chi glielo ha fatto fare? Ci sono, sì, il basso nodoso di David J, la chitarra lacerante di Daniel Ash e il vocione di Peter Murphy, e c'è il proposito di lasciare alle stampe una sorta di album postumo, come è scritto in alcune recensioni, un vero e proprio canto del cigno dopo 24 anni... Tuttavia, non convince la musica, si ha la sensazione del già sentito e soprattutto della mancanza di convinzione. Non c'è il brano che si tira dietro gli altri e che caratterizza l'opera, non c'è nulla che ti rimanga veramente in testa. Album piatto come un asse da stiro, e che comunque riesce a diventare logorroico, sebbene confezionato con scrupolo, cura e classe. A sentire l'effervescenza di altri mostri sacri recentemente ricomparsi dopo parecchio tempo, vedi Joe Jackson, viene da chiedersi se il silenzio e il ricordo non avrebbero giovato di più alla leggenda di Bauhaus, che finora nessuno avrebbe mai associato al concetto di verbosità, o peggio, di inutilità. Peccato.


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