Magic

Premetto: non sono un grande estimatore del Boss, e quindi il mio giudizio ne risente. Tuttavia, l'uscita di un nuovo disco di Bruce Springsteen è un evento che non si può ignorare. Impossibile ignorare l'attesa messianica che caratterizza il 2 ottobre 2007, data dell'uscita di Magic. Impossibile, purtroppo, ascoltando le anticipazioni, anche ignorare che la musica proposta dal rock 'n' roll hero del New Jersey è sempre la stessa. Un'ispirazione ormai cristallizzata nella muscolarità di arrangiamenti che non lasciano nulla all'inventiva o all'immaginazione. Una macchina perfetta, intendiamoci, il cui scopo è inanellare canzoni su canzoni tutte, rigorosamente, uguali l'una all'altra, dal numero delle battute, al modo in cui Bruce entra con la voce, ai giri di chitarra e ai riff di Lofgren, Van Zandt e Scialfa.  Non che manchi qualcosa da ascoltare senza torcersi sul divano: al sottoscritto dal gusto difficile non è dispiaciuta la title track Magic e l'ultima traccia, Terry's Song. Episodi un po' meno roboanti, tutto qui, niente di straordinario o di mai sentito prima, beninteso: siamo sempre al cospetto del Boss, re incontrastato del rock da cassetta, sempre meno coinvolgente, sempre più arruffato.