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ALVA NOTO & BLIXA BARGELD

Di: il Bisbigliatore | 02/04/2012
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, 31 marzo 2012

L’attesa si consuma in una strana atmosfera sospesa, non come quando ti aspetti che salga sul palco qualunque altra band o musicista. Il pubblico presente sembra quasi intimorito, eppure inevitabilmente attratto, dall’idea di quello che potrà ascoltare di lì a poco. Quando entrano in scena, ovviamente vestiti di nero, perfino qualcuno che, distratto, capitasse per caso nella Sala Sinopoli (piena fino all’ultimo posto) capirebbe di avere di fronte due figli della Germania post-industriale/seconda guerra mondiale.
ALVA NOTO ha visto la luce in quel di Karl-Marx-Stadt (l’attuale Chemnitz chiamata in quel modo dal 1953 al 1990 perché ricostruita come modello di centro urbano socialista dopo che 7.360 tonnellate di bombe inglesi e americane l’avevano quasi spazzata via dalla faccia della Terra) la città nella quale venivano costruiti i motori dei Panzer VI Tiger I, i potentissimi e micidiali carri armati tedeschi.
BLIXA BARGELD, invece, proviene da Berlino (la zona ovest della città a quel tempo divisa dall'osceno muro), forse il luogo di maggior fermento della cultura contemporanea, sotterranea e non, di tutta l’Europa.
Immobili l’uno di fianco all’altro, è il cantante degli Einsturzende Neubauten ad innescare il detonatore con un’intro per armonica a bocca e voce filtrata che prepara il terreno all’ingresso della musica elettronica di ALVA NOTO. Il manipolatore di suoni digitali sguinzaglia partiture metronomiche che sembrano sinistri convogli diretti verso le profondità più oscure della civiltà contemporanea. Intervallati da droni minacciosi, questi treni sonici sfrecciano inarrestabili verso destinazioni nelle quali sembra impossibile aspettarsi di trovare tracce emozionali di lontana appartenenza umana. Invece, ora sussurrata, ora declamata con forza stentorea, ora stridula e urlata come provenisse da un rabbioso licantropo cyberpunk, la voce di BLIXA BARGELD si insinua nel tessuto sonoro ricordandoci che su quei treni sferraglianti diretti verso il divenire di una civiltà sempre più disumanizzata l’uomo è ancora un passeggero presente, unico fulcro per qualsiasi ipotesi di emozione possibile.
La scena sulla quale i due sperimentatori teutonici agiscono è minimale fino all’essenza. Dietro di loro a sovrastarli, gigantesco, uno schermo sul quale vengono proiettate alternativamente due figure geometriche, un quadrato posto in diagonale e due triangoli uniti al vertice (una specie di clessidra o di gigantesca X) che rimangono immutati nella forma e nel colore per l’intera durata di ogni singolo brano. E i due unici colori utilizzati sono l’arancio e l’azzurro (casualmente i miei preferiti), ora singolarmente, ora miscelati. Quando il grande quadrato compare per la prima volta nella tonalità azzurra va in scena uno dei momenti più affascinanti dell’intera performance; un brano aritmico, sussurrato, notturno, una specie di poema struggente e malato che BLIXA BARGELD recita con movenze da dandy malvagio alla Hannibal Lecter. In chiusura arriva il pezzo più fuori di tutta la serata, una composizione per voce stridente, rumore e silenzio che disturba le orecchie e il cervello di quasi tutti i presenti (eccezion fatta per eventuali psicopatici). Quando rientrano per il bis, annunciato da una serie di vocalizzi striduli che BARGELD manda in loop con le sue pedaliere e che sembrano evocare gli stormi impazziti de “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock, parte una delle sinfonie più emozionanti che si possa immaginare di ascoltare tra duemila anni, quando le condizioni climatiche sulla terra costringeranno gli esseri umani a vivere rintanati in spaventose costruzioni verticali e i ragazzi si scambieranno le loro promesse d’amore davanti a sterminate schiere di pannelli solari "incendiati" dal sole al tramonto...
Non avete capito un cazzo? Non temete, nemmeno io. Lo so, ho straparlato, ma avrei voluto vedere voi provare a trasformare in parole sensate un’esperienza sonora radicale, affascinante e disturbante come quella concepita e messa in scena da questi due alieni tedeschi sballati, fuori di testa e, comunque, sensazionali…

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