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DIVERSAMENTE GIOVANI...

Di: il Bisbigliatore | 15/02/2012
Fino all’inizio degli anni ’50 del XX secolo, essere giovani non doveva significare granché. Socialmente parlando, s’intende. Prima di allora, coloro che non erano ancora uomini e donne fatti e finiti venivano considerati poco più che promesse in attesa di essere mantenute, da nutrire ed educare affinché sostituissero efficacemente coloro che li avevano preceduti.
In un paese povero e a carattere agricolo come l’Italia di quegli anni, a dire il vero, un posto nella seriosa società degli adulti parecchi lo occupavano anche molto prima di raggiungere la maggiore età; come braccia strappate all’epoca dei giochi, dei sogni, dell’istruzione e regalate a quella della fatica e delle tribolazioni. Il mondo dei grandi li considerava immaturi per fare qualsiasi tipo di scelta, però sufficientemente maturi per essere utilizzati come forza lavoro…
…poi, nell’America di quel fatidico dopoguerra certi giovanotti insofferenti e irriverenti cominciarono a dire e a scrivere dell’ipocrisia di quella società considerata sacrosanta e dell’importanza di vivere pienamente la vita, da qualunque ceto sociale si provenisse, a qualunque razza si appartenesse, qualunque sessualità si decidesse di rivendicare. E il cinema e la musica trasformarono quei ragazzi in eroi fragili e perdenti lontani anni luce dalle figure granitiche e senza macchia amate dalle generazioni precedenti. Idoli estremamente affascinanti grazie ai quali i loro coetanei scoprirono, finalmente, di non essere più solo appendici ancora incompiute dei loro genitori, bensì essi stessi soggetti attivi all’interno della società: i nuovi consumatori.
La portata epocale di tale irreversibile rivoluzione fu subito chiara quando, nel decennio successivo, la contro cultura assunse dimensioni planetarie tali da coinvolgere i ragazzi di gran parte delle popolazioni del globo. Che fosse pacifica o guerriera, l’onda travolse milioni di persone, nuovi, potenziali clienti per case discografiche, produzioni cinematografiche, industrie di abbigliamento e via discorrendo. Di età sempre più bassa, per giunta, complice la potente esplosione demografica innescata dal miraggio del miracolo economico.
Finché, fatalmente, essere giovani divenne il requisito fondamentale per risultare visibili, per sentirsi vivi; uno status al quale aspirare continuamente, a qualsiasi età, a qualunque costo.
Recentemente, a Pitti Uomo, è stata presentata una collezione di abiti maschili. Roba per gente di potere, uomini sugli "anta" dalle lunghe e fulgide carriere, saldamente in sella da decenni e desiderosi di rimanerci per l’eternità.
Li hanno chiamati “Diversamente Giovani” (non ridete, la definizione è vera), sono i vecchi consumatori. Restaurati…

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