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IL CIGNO NERO

Di: il Bisbigliatore | 11/07/2011
Ancora una segnalazione riguardante un film uscito nei mesi scorsi, suggerimenti per recuperare pellicole interessanti sfuggite in prima visione ma rintracciabili in queste serate estive, grazie alla programmazione nelle varie arene allestite in città.

Darren Aronofsky è, certamente, uno tra i più autenticamente geniali cineasti americani delle ultime generazioni. I suoi film rappresentano vere e proprie immersioni nelle profondità dell’animo umano, raccontano storie nelle quali non mancano mai riferimenti critici alla società contemporanea, alle pressioni che questa esercita sulle persone, alla degenerazione dei rapporti fra gli individui che ne fanno parte. Refrattario all’idea dell’happy end consolatorio, il quarantaduenne regista newyorkese si è guadagnato negli anni, a suon di premi e grazie alle contrastanti attenzioni ricevute da parte della critica, lo status di autore di culto e l’interesse di alcune grandi produzioni che, come in questo caso, gli hanno permesso di portare a compimento un progetto ambizioso covato a partire dal 2000, quando ricevette un interessante copione mentre era impegnato con il montaggio di “REQUIEM FOR A DREAM”, il suo secondo, inquietante lungometraggio.
Ambientato nel mondo della danza classica IL CIGNO NERO mette in scena la delirante deriva artistica e umana nella quale precipita Nina, una giovane e talentuosa ballerina. Oppressa dall’iperprotettiva madre, ex danzatrice che riversa sulla figlia la possibilità di riscattare il naufragio dei suoi svaniti sogni di gloria, stimolata da un regista mefistofelico che le affida il doppio ruolo principale in un balletto ispirato al Lago dei Cigni di Ciajkovskij, la giovane danzatrice, ancora emotivamente immatura e insicura, già tecnicamente perfetta per il ruolo del cigno bianco, si trova a dover compiere un vera e propria discesa nei meandri della sua stessa anima alla ricerca del proprio lato oscuro, simbolicamente identificato con una perversa sensualità, indispensabile per dare vita, in modo assolutamente credibile, alla sua antitesi, il cigno nero.
Il meticoloso e sfiancante lavoro cui sottopone i suoi attori, sempre costretti a prove notevoli non solo per qualità artistica, ma anche per impegno psico-fisico, permette al cineasta newyorkese di raggiungere ancora una volta risultati strabilianti. In particolar modo con Natalie Portman, con la quale Aronofsky aveva in progetto già da molti anni di realizzare un film sulla danza, che dà fondo a tutte le sue risorse per incarnare un personaggio costretto a combattere contro la propria natura mite per dare vita al suo conturbante alter ego, sorta di Dottor Jekyll e Mister Hyde in versione femminile, meritando ampiamente l’oscar vinto nell’occasione.
Se Vincent Cassel è certamente efficace nella parte del regista demiurgo che sprona ferocemente la protagonista a superare i propri limiti e Mila Kunis possiede il sex appeal necessario ad incarnare la rivale di Nina nella competizione per aggiudicarsi l’ambito ruolo principale, un plauso particolare merita Barbara Hershey, esemplare nel caratterizzare la madre apprensiva e opprimente, mentre fa particolarmente effetto l’utilizzo di Wynona Ryder nel ruolo della star accantonata da un ambiente che, perfetta metafora della ultracompetitiva società dei consumi, glorifica, spreme e, infine, annienta chiunque non abbia la forza, la capacità o l’astuzia di assecondare le regole del gioco nel quale si trova a competere.
Artefice di un cinema psichedelico dai toni foschi e oscuri, psicologicamente disturbante, di grande impatto emotivo, Darren Aronofsky continua a rappresentare senza compromessi il disagio dell’individuo che, alla perenne ricerca della propria natura, combatte contro una società che appare destinata a sprofondare inesorabilmente verso lo spettro della disumanizzazione.

IL BISBIGLIATORE

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