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WILLIAM FRIEDKIN all'Auditorium, 23 maggio 2011

Di: il Bisbigliatore | 20/06/2011
In profonda crisi dopo decadi di gloria costruita in gran parte sui concetti di intrattenimento e di propaganda, dominato dalle grandi compagnie di produzione con le loro stars sotto contratto e i registi utilizzati essenzialmente come abili artigiani, nella seconda metà degli anni '60 il cinema americano viene folgorato da una nuova generazione di registi, sceneggiatori e attori che sovvertono definitivamente schemi e regole, ormai irrimediabilmente consumati, che avevano caratterizzato i tempi eroici della vecchia Hollywood.
Fuoriusciti dalle due grandi fucine di quel tempo, le scuole di cinema e la televisione, i giovani registi cavalcarono l'onda del rinnovamento sociale, politico, generazionale come talentuosi, incoscienti e spavaldi “surfisti” in equilibrio tra le onde del nuovo movimento. Ne scaturì un decennio palpitante, in cui il contrasto tra le necessità dell’industria e l’attitudine autoriale dei nuovi cineasti, appassionati cultori del cinema europeo, diede origine a numerose pellicole notevoli, alcune delle quali autentici capolavori che segneranno la storia del cinema e daranno il via alla rinascita dell' industria cinematografica statunitense.
Uno dei massimi artefici di questa rivoluzione, passata sotto il nome di New Hollywood, è stato certamente William Friedkin.
Nato a Chicago da famiglia modesta, dopo una serie di lavoretti part time approda, nel 1959, negli studi televisivi passando, in pochi anni, da semplice fattorino a ruoli di produzione e di regia, girando migliaia di ore di programmi in diretta. Nel 1962 ha l'occasione di realizzare un documentario su un uomo di colore condannato, sembra ingiustamente, alla pena di morte; il film ottiene un certo successo e salva la vita dell'uomo. Da quel momento Friedkin decide di dedicarsi totalmente alla professione di regista, producendo una serie di film importanti, attraversando vari generi, rivoluzionando in particolar modo il noir e l'horror in maniera decisiva sia a livello tecnico che per contenuti.
Esempio perfetto di regista geniale e discontinuo, in antitesi con le regole che avevano caratterizzato il cinema a stelle e strisce fino alla fine degli anni '50, queste sono alcune delle riflessioni sulla sua opera e sul cinema in generale, che ha regalato al pubblico presente in sala.

L'Esorcista
"Credo sia costantemente in atto una lotta tra il bene e il male in ciascuno di noi. L'ESORCISTA è un film sul mistero della fede; trovo imbarazzante che venga considerato un horror. Ritengo che considerarlo tale sia una forma di difesa nei confronti di un argomento che si preferisce non affrontare.
Il film è basato su un episodio vero, uno dei tre riconosciuti in America dalla chiesa cattolica; all'epoca della preparazione ho letto i diari redatti da coloro che si erano occupati del caso e tutti, sorprendentemente, raccontavano le stesse cose, gli stessi fenomeni, le stesse sensazioni.
Tramite un prete gesuita ho avuto la registrazione di un vero esorcismo realizzato in Vaticano, in latino. Ho usato quei suoni nel film.
Quando il film fu proiettato a Roma, il crocefisso di una chiesa di piazza del Popolo precipitò, colpito da un fulmine"


Importanza della colonna sonora, della sua pressione emotiva sullo spettatore
"Quello che mi ha influenzato più profondamente sono stati i radiodrammi eseguiti in diretta che ascoltavo da bambino. Così ho sempre tenuto in grande considerazione la parte sonora del mio lavoro, costruendo la colonna sonora (anche i dialoghi) in modo separato dalle immagini."

L'immaginazione
"Lo strumento più potente di cui un regista dispone è l'immaginazione dello spettatore; bisogna indurre il pubblico ad attivarla costantemente. Per questo non amo i film in 3D; quello che si mostra non è mai paragonabile a quello che ci si aspetta, meglio lasciare una parte del lavoro all'immaginazione del pubblico. E poi l'arte cinematografica, come la pittura, è bidimensionale."

Alfred Hitchcock
"Ho avuto la fortuna di dirigere l'ultimo episodio della serie TV ALFRED HITCHCOCK RACCONTA. Da lui ho imparato tutto!
Quando tengo una lezione dico sempre ai miei studenti: 'Lasciate perdere la scuola, guardate i film di Hitchcock'. Il grande regista inglese è una miniera per i cineasti come Proust lo è per gli scrittori e Caravaggio e Rembrandt lo sono per i pittori."


Il cinema puro
"Una volta, in Thailandia, ho assistito alla proiezione di un mio film in lingua originale e senza sottotitoli; ogni dieci minuti la proiezione veniva interrotta e un tizio saliva sul palco, davanti allo schermo, spiegando agli spettatori il contenuto dei dialoghi cui avevano appena assistito. Da quel momento ho deciso di fare film per seguire i quali non fosse fondamentale comprendere i dialoghi.
Ritengo che il cinema puro sia il cinema muto. E l'inseguimento è un altro esempio di cinema puro, visto che non può essere realizzato in altro modo che sullo schermo e che esalta quella caratteristica fondamentale del cinema che è il montaggio."


Il montaggio
"Oggi la tecnologia digitale permette di fare cose il cui risultato è sicuramente superiore, dal punto di vista visivo, rispetto a quello raggiunto in film di trenta o quarant'anni fa. Di sicuro, però, tutto quello che si vede nelle scene degli inseguimenti in auto ne IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE e in VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES abbiamo dovuto prepararlo accuratamente e girarlo effettivamente."

Omosessualità
"FESTA PER IL COMPLEANNO DEL CARO AMICO ARNOLD (1970) è, probabilmente, il primo film hollywoodiano che parla apertamente del mondo omosessuale. A quell'epoca uscivo con la figlia di Howard Hawks al quale lei, orgogliosa, aveva detto che anch'io facevo il regista. 'Non vorrai mica fare questi film?' fu il lapidario commento del vecchio cineasta.
CRUISING (1980) fu molto contestato dall'ambiente gay a causa delle atmosfere sordide e della violenza che vengono associati a quel contesto; in realtà il film fu girato realmente in alcuni club frequentati da gay e le atmosfere rappresentate sono assolutamente realistiche. Penso che il politically correct nell'arte sia un insulto e, comunque, CRUISING è ormai diventato oggetto di culto (non per mia moglie, che lo detesta tutt'ora). E' un film che affronta la trasformazione che un personaggio può subire se immerso in una realtà ambigua che lo scuote profondamente, stimolandone dubbi e incertezze. Il finale del film ricorda quello di BULLIT, solo che lì Steve McQueen guarda se stesso, mentre in CRUISING Al Pacino guarda il pubblico."


Attori
"Volevamo Peter Boyle per il ruolo di protagonista ne IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE; aveva appena girato LA GUERRA PRIVATA DEL CITTADINO JOE, nel quale andava in giro a spaccare la testa alla gente con una mazza da baseball. Ci sembrava perfetto per il ruolo di un poliziotto violento e razzista. Rispose che voleva interpretare un film romantico; per Mel Brooks era il mostro di Frankenstein, per me un poliziotto duro e privo di scrupoli e lui si vedeva come Tom Cruise.
Pensavo che Gene Hackman non fosse giusto per quel ruolo, il primo da protagonista nella sua carriera. E' originario di una piccola cittadina razzista del sud degli Stati Uniti ed odiava ogni forma di sopruso nei confronti delle minoranze. Aveva difficoltà alle prese con scene nelle quali i neri venivano maltrattati e dovette sforzarsi di reprimere i suoi sentimenti. Inoltre aveva avuto un rapporto complicato con il padre e odiava le figure autoritarie. L'ho trattato malissimo durante le riprese, provocandolo in continuazione e utilizzando la sua rabbia."


L'ironico commiato
"Prima di chiudere vorrei citare Orson Welles, il mio maestro. Un giorno fu invitato a fare un discorso a 18 donne: 'Signore, io sono un attore, un regista e uno scrittore. Non è uno spreco che ci sia così tanto di me e così poco di voi?'"

Il Bisbigliatore

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