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Genova al bivio

Di: Ubik | 15/10/2010
Il 4 ottobre, a quarant'anni esatti dal disastro che il 7 ottobre 1970 devastò il capoluogo, Genova vive una nuova, disastrosa alluvione. Stavolta a essere colpita è Sestri Ponente, delegazione storica in cui forte fu la presenza del vecchio PCI. Sestri Ponente oggi è ancora roccaforte della sinistra per via dello stabilimento Fincantieri, da sempre baluardo operaio e ora in crisi, con la ventilata possibilità di una cassa integrazione che riguarderebbe più di mille dipendenti diretti, per non parlare degli appalti.
L'alluvione per Sestri Ponente ha però un presupposto: la dissennata gestione del territorio di cui si sono rese responsabili nel tempo le giunte di sinistra: qui il Chiaravagna, poco più di un rigagnolo, dopo le piogge straordinarie del 4 ottobre è diventato un Rio delle Amazzoni con tanto di rapide. Tronchi d'albero, terra e rifiuti sono scesi dalla collina per un'erta breve e ripida, per andarsi a schiantare contro il tappo costituito da un palazzo edificato proprio sopra il letto del corso d'acqua in questione. Le rapide sono diventate cascate, il torrente è esondato distruggendo le spallette laterali e precipitando a velocità folle verso il quartiere. Distruzione ovunque: negozi allagati e sepolti sotto metri di fango, auto portate via e accatastate, la piazza principale della delegazione che si trasforma in lago tumultuoso e le strade in emissari.
Ci lascia la pelle un operaio in una cava a monte, lo troveranno in mare giorni dopo.
In tutto questo il sindaco Marta Vincenzi arriva in ritardo. A Bruxelles per impegni pregressi non sente il bisogno di ripartire e presenziare ai soccorsi. Arriverà dopo tre giorni, a cose ormai fatte, e nonostante la contestazione, negherà ostinatamente che la sua presenza nella Sestri alluvionata avrebbe potuto fare la differenza. Non sono un demiurgo, questa la battuta regalata alla stampa. No, non sei un demiurgo, ma un sindaco. Un sindaco deve essere vicino alla sua gente, a quella gente che le dirà, nel cuore della Sestri rossa, rossa come la PD Marta Vincenzi: "ce ne ricorderemo alle elezioni".
Elezioni che vedono la Lega in prepotente risalita proprio in queste vecchie zone operaie: Cornigliano, Sestri, Marassi. A Marassi l'altro colpo al cuore della vecchia Genova. Il 12 ottobre, anniversario della scoperta del genovese Colombo, i cetnici serbi scoprono Genova. E' un'amara ironia, perché a oltre mezzo millennio di distanza, come Colombo aprì la strada al sacco del Nuovo Mondo, così gli ultrà nazionalisti balcanici percorrono le strade principali del capoluogo ligure come padroni e dominatori, e di lì entreranno nello stadio per devastarlo.
Esibiscono i loro simboli, le loro facce e i loro tatuaggi come un'orda barbarica. A tratti ne ricordano un'altra,di orda, quella di dieci anni fa al G8, quella che aprì la strada alla nuova Genova, quella che sperimentiamo adesso. Una Genova postmoderna e globalizzata, non più "cupa e bolscevica", come dicono a destra, ma aperta al mondo. Paradossalmente, però, incapace di capire e fronteggiare i messaggi che vengono dal mondo. Incapace di gestire il suo territorio, impotente davanti ai disastri, imponente di fronte ai suoi saccheggiatori.
Una Genova ormai sempre in ritardo, come il suo sindaco.
Le facce truci degli ultrà serbi si sovrappongono nella memoria ai flutti scuri del Chiaravagna e non puoi fare a meno di pensare che la frana sia appena cominciata: quel che ti fa paura, realizzi, è che hai appena visto allegorie e premonizioni di quello che potrebbe essere il tuo futuro.
Scorrono su un altro televisore le immagini della scuola di Adro: ti fai due conti e ti prende voglia di emigrare.

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