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Bloody Sunday, di Gianluca Cicinelli

I can't believe the news today,
I can't close my eyes and make it go away.
How long, how long must we sing this song?


Gli U2 continueranno a cantare di quel 30 gennaio del 1972, quando il primo Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili a Derry, causando tredici morti. Una quattordicesima vittima morì per le ferite alcuni mesi dopo. Trentotto anni dopo però, meglio tardi che mai, arrivano le scuse di Londra per l'eccidio avvenuto in Irlanda del Nord, un giorno che verrà per sempre ricordato come ''Bloody Sunday'', la domenica di sangue.
Il destino ha voluto che ad ammettere ufficialmente la verità fosse un premier conservatore, David Cameron, l'erede di quella Margareth Thatcher che nel 1981 non volle concedere nemmeno un briciolo delle richieste di Bobby Sands e dei suoi compagni che si lasciavano morire di fame in carcere. Mentre pronunciava le parole che tutti aspettavano da 38 anni --"I am deeply sorry"-- una folla si radunava davanti al municipio di Derry per festeggiare. Presentando il rapporto di 5.000 pagine redatto dalla Commissione d'inchiesta voluta nel 1998 da Tony Blair, dieci volumi per un'inchiesta costata 190 milioni di sterline, il primo ministro britannico Cameron ha detto che il massacro, causato dalle truppe britanniche, fu "ingiustificato ed ingiustificabile" e che l'indagine ha messo in evidenza in modo "molto chiaro" le colpe dei militari. «Alcuni membri delle nostre forze armate hanno agito in modo sbagliato - ha detto Cameron in un discorso in Parlamento - il governo è responsabile della condotta delle forze armate. E per questo, a nome del governo e del nostro paese, chiedo profondamente scusa»., dieci volumi per un'inchiesta costata 190 milioni di sterline.

Great Britain you are tremendous
And nobody knows like me
But really what are you doin'
In the land across the sea


Ancora poco per restituire l'Irlanda del Nord agli irlandesi come chiedeva Paul McCartney, ma un passo in avanti per rendere possibile che un giorno questo avvenga.
Quella domenica di tanti anni fa la marcia organizzata a Derry dal Movimento per i Diritti Civili che finì in tragedia aveva una piattaforma che sembrava incredibile nel Regno Unito del 1972: "Un uomo, un voto" era la richiesta più pressante, a fronte di un sistema elettorale che in Irlanda del Nord assegnava un diritto di voto anche alle imprese più grandi, esercitato dai rappresentanti legali, quasi tutti protestanti e unionisti; e poi la diseguaglianza nelle opportunità, così evidente a tutto il mondo, che faceva della comunità cattolica nord-irlandese la più vessata nel mondo occidentale.
La tensione era già alta, in Irlanda del Nord, perché la Provisional IRA aveva preso a manifestarsi nel territorio con diverse azioni militari dal 1969. La marcia doveva essere pacifica ma vi parteciparono anche uomini armati dell'organizzazione indipendentista. Il Rapporto Saville, tra l'altro, certifica tra questi la presenza dell'attuale vicepremier nord-irlandese, Martin McGuinness. Fino ad ora, la domenica di sangue era stata il momento simbolico della divisione della provincia irlandese del Regno Unito. Anche perchè, secondo la versione ufficiale del governo inglese, gli uomini dell'IRA avevano sparato per primi, e per Londra i parà avevano agito, seppur brutalmente, per difendersi, mentre tutti sapevano che era accaduto esattamente il contrario. per Londra A distanza di 38 anni, la verità su quella tragica giornata è ancora importante. Ad essere colpiti furono i civili disarmati, quelli tra le tante migliaia che si trovavano in prima fila e perfino quelli che scappavano o soccorrevano i feriti. Da quella domenica di sangue si scatenò una spirale di terrorismo, attentati sanguinosi, molti morti, e, dobbiamo dirlo con coraggio, anche una storia poco chiara intorno ai rapporti internazionali dell'IRA, i suoi finanziamenti, le involuzioni militariste dell'organizzazione per impedire gli accordi di pace con Londra. La Libia proprio nei giorni scorsi ha deciso ad esempio di riconoscere un congruo risarcimento alle vittime della Ira Provisional, perché ad essa vendeva armi.
Oltre la politica però ci sono gli esseri umani: «L'ho sempre saputo che mio fratello era innocente», ha dichiarato la sorella del primo morto, un diciassettenne la cui fotografia è rimasta l'emblema di quella domenica: il suo corpo esanime trascinato via dal prete del quartiere che intanto sventola un fazzoletto bianco intriso di sangue. Così come gli altri esseri umani, tali sono che ci piaccia o no, quelli che hanno ciecamente aperto il fuoco contro una folla inerme, adesso finiranno sotto processo insieme ai loro comandanti.
Ma a testimoniare che la strada per la pace è ancora lunga ci sono molti fattori. Alcuni ex paracadutisti britannici, nessuno dei quali è accusato di aver sparato ed ucciso manifestanti, hanno criticato il rapporto di Lord Saville sulla Bloody Sunday. La BBC ha ricevuto una loro dichiarazione scritta dove sei ex militari hanno in particolare tenuto a difendere la condotta del loro comandante dell'epoca, il tenente colonnello Derek Wilford, affermando che egli è stato preso come capro espiatorio perché occorreva accusare un ufficiale di alto grado. Wilford ha sempre detto che i suoi uomini del First Parachute Regiment risposero a colpi sparati dai dimostranti, e che fecero solo il proprio dovere. Nel rapporto di Lord Saville invece Wilford viene criticato per aver deciso di lanciare l'incursione nel quartiere di Bogside, nonostante ordini contrari del suo superiore, generale Pat McClellan, che temeva la pericolosità di quella zona, roccaforte dei repubblicani, e la possibile reazione eccessiva dei militari, che puntualmente avvenne.
Secondo Gerry Adams, leader dello Sinn Féin, il braccio politico dell'IRA, uno dei maggiori protagonisti del processo di disarmo dell'organizzazione, il giorno della presentazione del rapporto Saville: «È un giorno storico per le famiglie dei morti e dei feriti nella Bloody Sunday. Hanno lottato per 38 anni per la verità e per la giustizia. Hanno condotto una campagna nei confronti del governo britannico per porre fine alla politica di insabbiamento e occultamento. Lord Saville ha messo le menzogne nella pattumiera della storia e con essa gli insabbiamenti autorizzati dall'Establishment Britannico e andato avanti per quasi quattro decenni. Lo Sinn Féin continuerà a sostenere le famiglie della Bloody Sunday nel prossimo futuro».
Ma non tutti riescono a chiudere i conti con il passato di sangue, come Gregory Campbell del Democratic Unionist Party, organizzazione della minoranza protestante irlandese: «L'inchiesta di Saville è stata fortemente sostenuta da alcuni politici che hanno insistito affinché non vi fosse alcuna gerarchia di vittime in Irlanda del Nord. Il principale risultato delle indagini è stato invece quello di inserire un piccolo numero di vittime al top della gerarchia dei caduti in Irlanda del Nord».
Diversa la reazione di Sir Reg Empey, dell'Ulster Unionist Party: «La relazione potrà, spero, dare sollievo alle famiglie che hanno perso i propri cari a Londonderry il 30 gennaio 1972, e potrà aiutare queste famiglie a mettersi il passato alle spalle. Ma il Nord Irlanda non può sopportare una serie infinita di inchieste in stile Saville».
Difficile prevedere il futuro della pace nell'Irlanda del Nord, perchè nonostante gli accordi di pace ancora il 14 aprile di quest'anno le parole che non ammettono opinioni contrarie, quelle delle armi, sono tornate a farsi sentire, quando la Real IRA, l'ala dell'esercito irlandese repubblicano che non ha mai accettato gli accordi, ha fatto esplodere una serie di bombe, fortunatamente senza provocare vittime, nel giorno storico del passaggio dei poteri di polizia e giustizia, servizi segreti esclusi, da Londra a Belfast.
Sembrano solo colpi di coda del passato, ma è presto per l'ottimismo. La politica da una parte la società dall'altra hanno insomma compreso che la convivenza conviene più del riesame storico dei confini e del ricordo di secoli di guerre, confische, atteggiamenti da potenza coloniale e sanguinose ribellioni. Perfino i murales più violenti sono stati sostituiti attraverso stanziamenti pubblici. Ma sono almeno 96 le inchieste giudiziarie ancora in corso per accertare le responsabilità dei fatti di sangue in Ulster degli ultimi decenni. E se l'Irlanda del Nord diverrà finalmente un luogo di convivenza pacifica sarà solo quando la sua storia, accertata con documenti e fatti, unica via di unità nazionale per la riconciliazione, verrà accettata da tutte le parti in causa.

Gianluca Cicinelli

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