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IL PD E IL CARISMA DEL LEADER

Di: Marcello Berlich | 12/10/2009
Qualche giorno fa ascoltavo in televisione qualcuno lamentarsi del fatto che siamo nell'epoca dei 'leader carismatici', affermando più o meno esplicitamente che al giorno d'oggi l'attenzione degli elettori si 'fissa' più sull'immagine del leader che su ciò che dice.
Probabilmente è anche vero che, come si dice, 'bisogna starci': che la politica oggi sia slogan e 'culto della personalità' è sicuramenteun qualcosa di molto negativo, il problema è che comportarsi come se tutto ciò non contasse, lottando contro i mulini a vento e pensando, anche un pò ottusamente, che ignorare l'immagine e puntare al nocciolo delle questioni prima o poi pagherà, mi pare un atteggiamento perdente in partenza, almeno nella attuale situazione. Insomma, Obama ha vinto proponendo un'idea diversa di America rispetto a quella del suo predecessore, ciò non toglie che se a dire certe cose fosse stato un sessantenne à la McCain, il risultato sarebbe stato probabilmente diverso...
Tale discorso ci porta, inevitabilmente, all'imminente congresso PD, e allo scontato confronto tra Franceschini e Bersani per la segreteria. La domanda che ci si deve porre, al di là dei contenuti, è se sul piano dell'immagine almeno uno dei due contendenti possa ambire a battere 'quello che sta dall'altra parte'.
L'unica persona che è riuscita a battere Berlusconi da quando è sceso in politica è Prodi: laddove Berlusconi colpiva l'immaginario collettivo facendo intravedere con ampi sorrisi una sorta di 'Bengodi' dove di volta in volta c'erano milioni di posti di lavoro a disposizione o le tasse diminuivano, Prodi ha ribatteva - vincendo - proponendo la sua seria autorevolezza da professore universitario.
Pensando a questo, verrebbe automatico pensare che il candidato ideale sia Bersani, che come Prodi viene dal mondo universitario. Tuttavia in questo caso il forte rischio è che Bersani appaia come una copia sbiadita dell'originale, come una minestra riscaldata. Non parliamo poi del tentativo, anche un po' ridicolo, di tentare la carta del 'giovanilismo', puntando su un verso di Vasco Rossi come slogan. C'è chi afferma che in un eventuale confronto televisivo anche Veltroni sarebbe stato capace di battere Berlusconi, grazie al suo famoso 'buonismo' e alla capacità di far immaginare un'Italia più 'solidale ed ecumenica': Probabilmente è vero, e in tutti i casi la capacità di Veltroni di usare il mezzo televisivo era almeno pari a quella di Berlusconi (forse proprio per questo Berlusconi ha evitato il confronto).
Sinceramente, non mi pare che nessuno dei due contendenti alla segreteria del PD sia in grado di usare la tv nello stesso modo: Franceschini ci prova, tentando di presentarsi come il 'nuovo' (non ha mai avuto incarichi di Governo, come invece a Bersani è successo più volte) e tentando la carta della più giovane età. Ci prova, ma non ci riesce: troppo 'esile', con quell'aria da ex seminarista che non farebbe male a una mosca. Le sue dichiarazioni sono poi quanto di più stucchevole si può trovare in giro, costretto a fermarsi al 'generico', per non scontentare nessuno nel partito. Ecco un altro problema: il carisma pubblico di un leader deriva anche dall'immagine che il partito dà di coesione attorno a lui: tutti sapevano che i Democratici erano divisi tra obamiani e clintoniani, ciò non toglie che in campagna elettorale si siano mostrati uniti. Tutti sanno che il PD è diviso, tutti sanno che lo resterà anche dopo il congresso, col risultato che chiunque vinca non potrà mai presentarsi come il 'leader di tutto il Partito', cosa che non è mai successa dall'altra parte, dove la coesione attorno a Berlusconi è sempre stata massima, almeno fino ad oggi, nel momento in cui Fini sta proponendo una visione alternativa.
Credo che chiunque vinca, non se ne esca: in un'immaginario scontro televisivo, almeno che non avvengano rivoluzioni, Franceschini e Bersani risulterebbero ancora perdenti, Berlusconi se li mangerebbe a colazione.
Allora? Allora, la verità è che le alternative 'vincenti' c'erano, e sono state trascurate, a cusa dei soliti, stantii, giochi di partito: Marino ad esempio potrebbe proporre un'immagine nuova, un medico, uno che è a contatto quotidianamente coi problemi delle persone, una faccia nuova, giovane e allo stesso tempo dotata di autorevolezza.
Per non parlare dell'effetto dirompente che avrebbe avuto la candidatura di una Serracchiani (che tra l'altro Berlusconi l'ha già battuto). Qualcuno ha detto: non la si può candidare solo perché è giovane e donna. Eppure, avrebbe rappresentato un modello realmente alternativo a Berlusconi.
Se vogliamo pensare alla politica di trent'anni fa, certo età e sesso c'entrano poco: ma nella politica di oggi possono fare la differenza, più dei contenuti. Il PD può proporre tutte le buone idee di buon senso che vuole, ma se non ne affida la divulgazione a un leader che sappia colpire l'immaginario delle persone, risulterà sempre perdente: mi dispiace dirlo, ma allo stato attuale delle cose, né Bersani né Franceschini rispondono a questo non sufficiente, ma (purtroppo) necessario requisito.

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