BREVI CONSIDERAZIONI SULLE PRIMARIE DEL PD
Tre riflessioni tre sulle prospettive delle 'primarie' del PD, a meno di un mese dalla loro disputa.
Mi rendo conto di ripetere un ritornello già sentito alte volte, ma il rischio dell'ennesima occasione persa mi pare dietro l'angolo.
Dopo le 'primarie - fantasma' dei vincitori annunciati Prodi e Veltroni, stavolta c'era l'opportunità di mostrare, attraverso uno scontro vero, il 'salto di qualità ' del PD nella scelta del proprio 'leader', rispetto a ciò che avviene dall'altra parte.
Tutto questo però rischia fortemente di essere vanificato da un regolamento burocratico e farraginoso, frutto di svariati compromessi,
proseguendo in questo la breve e travagliata vicenda del PD.
Il regolamento dice infatti che se nessuno dei candidati supera il 50 per cento dei voti in occasione della consultazione popolare, a decidere sarà un'assemblea dei rappresentanti degli iscritti: come a dire che è del tutto probabile che alla fine il nuovo segretario del PD venga scelto nel solito modo e le tanto sbandierate primarie finiranno per essere inutili, e dall'altra parte si potrà agevolmente dire che le primarie sono state una farsa e che il Partito Democratico non rappresenta nulla di nuovo.
Il secondo punto è che al momento delle primarie del PD non interessa nulla a nessuno, sui giornali e sui media si parla d'altro: che la crisi
conquisti gli spazi più ampi è naturale e tutto sommato giusto, un po' meno lo è forse il fatto che il dibattito interno al Partito Democratico
finisca in secondo piano anche rispetto alle polemiche sul Presidente del Consiglio e al dibattito sull'informazione. Certo non siamo negli USA, le primarie non hanno lo stesso peso, ma alla fine lo scarso rilievo dato alle primarie sui media è il risultato del poco interesse che le circonda: il PD non sembra insomma riuscito a farle diventare un reale 'evento', l'interesse per le primarie è restato limitato ad elettori,
simpatizzanti ed iscritti.
Anzi, c'è un che di controproducente, perché in questa fase il PD sta dando l'impressione di essere tutto concentrato nelle proprie beghe
interne, senza proporre reali modelli di gestione della crisi alternativi a quello del Governo.
Il terzo punto è proprio questo: il PD sembra essere sempre tremendamente fuori tempo. In una fase in cui c'era bisogno di un partito forte, in grado di fare opposizione proponendo
alternative chiare e definite, abbiamo invece a che fare con un partito ripiegato su sé stesso e sui propri dibattiti interni, guidato da un
leader 'pro tempore' che, in attesa di riconferma o di bocciatura, non può certo impegnarsi in affermazione di chissà quale rilievo e sostanza.
Il danno di immagine per il PD è ancora una volta devastante, col rischio di essere ulteriormente aggravato se, come probabile, le primarie si trasformeranno ancora una volta in una farsa, dove schieramenti, correnti e giochi di potere interno potranno fare ciò che vogliono del voto popolare.