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INFORMAZIONE DA GABINETTO

Di: Marcello Berlich | 07/09/2009
Il titolo può sembrare un pò fortino, ma insomma a dircela tutta, gli ultimi mesi hanno confermato che gran parte dei quotidiani italiani potrebbero essere tranquillamente utilizzati come ottimi sostituti della carta igienica. La netta impressione è che la guerriglia mediatica scoppiata negli ultimi mesi serva a molti, troppi, per nascondere il vero nocciolo del problema, ossia che ormai in Italia a saper fare informazione cartacea sono rimasti in pochi. Berlusconi dice: povera italia, con un sistema informativo così. A parte l'immediata battuta - ma era un'autocritica? - il concetto è più che mai giusto, semmai sono diverse le motivazioni che portano a tale conclusione. Povera Italia, che ha un sistema informativo così: un sistema informativo, aggiungo io, che quasi del tutto privo di 'editori puri', vede la quasi totalità dei quotidiani asserviti ai vari potentati economico - politici. Non è nemmeno una questione di colore, qui è il concetto che conta.: Berlusconi e De Benedetti sono poi così diversi? Insomma, siamo sicuri che questo sottinteso del 'il Cavaliere è Caino, De Benedetti è Abele', sia veramente esatto? E'una situazione, quella della proprietà dell'informazione in Italia, che si trascina avanti da decenni, e il risultato non può essere che uno: l'informazione in Italia è scadente. Gli ultimi non hanno fatto altro che portarela situazione al parossismo: abbiamo assistito alle litigate in stile "Casa Vianello" del Premier e della sua gentile consorte portate sulle prime pagine dei giornali, poi ci sono stati mesi dedicati a quanto avveniva a Villa Certosa, coi quotidiani trasformati in giornaletti da gossip qualunque (mentre, per dirne una, in Abruzzo decine di migliaia di persone hanno perso la casa). Dulcis in fundo, la crociata di Feltri e altri contro i cosiddetti 'falsi moralizzatori', con tanto di esposizione sulla pubblica piazza dei veri o presunti costumi sessuali di direttori di giornali 'rivali'. A questo, dunque, si è ridotta l'informazione, e ben pochi ne sono esenti. Il mestiere del giornalista, di informare il lettore, soccombe allo scopo primario dellaprofessione, diventato quello di compiacere la 'proprietà', esaltandone i pregi, o -preferibilmente- parlando male della concorrenza. Tutto molto facile, non serve manco più ingegnarsi per trovare le notizie, basta pensare a: 'di chi parliamo bene (o male) oggi?'. Il risultato non è solo quello della 'scomparsa dei fatti', il peggioramento diventa anche linguistico: i giornali sono scritti veramente male. Prendete un articolo a caso tratto da un quotidiano, datelo a una maestra elementare, e chiedetele di dargli un voto: raramente supererà la sufficienza. Non è solo il famoso discorso dei congiuntivi, è proprio il modo di scrivere: i punti fermi sparsi a casaccio, le frasi cominciate con congiunzioni o preposizioni, una scrittura che, portando al parossismo la necessità di essere 'telegrafica', diventa linguaggio da telegramma, col risultato che spesso e volentieri gli articoli sembrano scritti da gente che ha seri problemi a concepire periodi di una seppur minima complessità. Gli italiani, si dice, leggono poco i quotidiani: è forse il caso di chiedersi se i 'luminosi esempi' offerti dalla stampa negli ultimi mesi siano o meno utili a invertire il trend; è ancora di più il caso di chiedersi se vi sia un reale interesse a invertirlo. In fondo scrivere così i giornali fa un pò comodo a tutti: scrivere un articolo delatorio o diffamatorio - o all'opposto un panegirico - su Tizio o Caio è molto più comodo che cercare una notizia e serve i fini della proprietà. Quanto alla scarsità di lettori, non sarà un problema fino a quando le 'quinte colonne' presenti in Parlamento bloccheranno qualsiasi tentativo di modificare le leggi sui finanziamenti pubblici all'editoria...

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