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DELL'EVITABILITA' DELLE TRAGEDIE

Di: Marcello Berlich | 06/07/2009
Probabilmente è anche abbastanza banale notarlo, ma il filo conduttore che collega il terremoto in Abruzzo e la tragedia di Viareggio è il solito: quello della 'evitabiltà' di tali eventi, o quanto meno delle loro catastrofiche conseguenze. Certo quello della 'tragedia evitabile' è divenuto quasi un luogo comune, tanto quanto il 'poteva essere una tragedia' allorché certi eventi non si verificano per miracolo, ma quello che mi dico è che spesso e volentieri si dice che una 'tragedia poteva essere evitata per questo, questo e quest'altro motivo', mentre a ragionando a freddo si va a vedere che le 'cause contingenti' si vanno a collocare su ben altre situazioni.
Insomma, all'indomani del terremoto d'Abruzzo, tutti a parlare della 'tragedia annunciata', delle avvisaglie e da qui alla (possibile? impossibile? comunque non provata) prevedibilità dei terremoti. Solo in un secondo tempo ci si è cominciati a chiedere perché un terremoto che altrove (California, Giappone) fa ridere, qui abbia causato tutti quei morti, per quale motivo le case siano venute giù così. O meglio, tanti l'hanno fatto notare, soprattutto i parenti delle vittime, o quelli che in particolare avevano abitato nella 'casa dello studente', ma il tono generale di molti servizi era impostato alla fine sulla 'catastrofe naturale', come se in fondo in fondo, tutto fosse ineluttabile, colpa di una 'Natura' crudele e imprevedibile.
Nel caso di Viareggio sta succedendo qualcosa di molto simile, anche se chiaramente con presupposti completamente diversi.
I giornali sono pieni di ipotesi sul 'cedimento strutturale' (qua in Italia poi 'st'espressione, da Ustica in poi è servita quasi sempre come pretesto per evitare di identificare precise responsabilità), sull'incuria, sulla manutenzione, etc... Come per l'Abruzzo la domanda, ancora prima del 'poteva essere previsto' doveva essere 'perchè gli edifici di una zona sismica erano costruiti in quel modo' così, almeno secondo me, in questo caso più che ragionare su carrelli, assi e quant'altro bisognerebbe domandarsi che accidenti ci facesse quel treno lì.
E' possibile che nel 2009 sia ancora necessario che carichi di quella pericolosità passino all'interno delle stazioni, poste all'interno di centri abitati, a poche decine di metri dalle case? Si dirà che tali trasporti avvengono solo di notte: la notte però la gente nelle case ci dorme. Non sarebbe meglio - visto che da anni centro, destra e sinistra si riempono la bocca con le famose 'grandi opere' - concepire una rete di 'scali' lungo la rete ferroviaria dove far sostare tranquillamente certi vagoni, piuttosto che 'raccordi' che nel corso del trasporto impediscano a certe 'bombe' di passare al centro della città?
Un esercizio non economico? Forse lo sforzo economico non vale la sicurezza? Certo, se il ragionamento che guida le Ferrovie è quello che ad esempio dà a un ristretto numero di passeggeri modo di godere dell'alta velocità, mentre migliaia di pendolari ogni giorno viaggiano in condizioni al limite della sopportabilità, se ci si cura solo di certe 'tratte' lasciando invariati certi 'binari unici' in zone impervie, non c'è da meravigliarsi che si lasci che certi carichi viaggino indisturbati a pochi metri da strade e abitazioni...
Certo, la questione rimane: al di là di manutenzioni, cedimenti, etc. il fatto è che quel treno lì proprio non ci doveva passare: fosse esploso in uno scalo lontano dalle abitazioni, pur restando la gravità del fatto, non avremmo certo assistito ai morti, agli ustionati (pochi ci pensano, ma come vivrà 'sta gente deturpata a vita?), ai sopravvissuti, privati dei loro affetti o delle loro case.

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