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2 GIUGNO: CONSIDERAZIONI SPARSE

Di: Marcello Berlich | 02/06/2009
Le tribune ai Fori Imperiali le avevano già montate con due settimane di anticipo: ci doveva passare il Giro, e allora cogliamo due piccioni con una fava. Ieri al Giro peraltro hanno intervistato un generale, che notava come le due manifestazioni siano caratterizzate dalla cornice di ragazzini, che sono trai più assidui frequentatori anche della parata militare. Quindi alla fine la parata del 2 giugno equivale a una tappa del Giro d'Italia, insomma, senza voler essere irrispettosi di nessuno... Tra l'altro la parata militare, e lo dico sottovoce, mi pare fuori contesto: semmai sarebbe il caso di organizzarla il 4 novembre, Giornata delle Forze Armate.
Insomma, poi la cosa più appariscente del 2 giugno è proprio la sfilata, e tutto si chiude lì. Ragionavo sul modo diverso di vivere certe 'feste laiche' al di là dell'Oceano.
Certo, il 4 luglio vuol dire molto fuochi artificiali e gite fuori porta, il Ringraziamento è spesso sinonimo di tacchino farcito e riunioni familiari, ma a pensarci un attimo certe festività negli USA sono molto più sentite rispetto a quanto succede qui: insomma, quanti libri, quanti film sono stati ambientati il 4 luglio, o nel ringraziamento? Richard Ford ha addirittura scritto un romanzo, intitolato "Il giorno dell'Indipendenza", sul rapporto che un padre tenta di recuperare col figlio adolescente durante quei giorni, descrivendo intanto l'America degli anni '80. E' il segno di quanto queste ricorrenze siano sentite nella società, di quanto abbiano un valore: qui da noi quanti film sono stati ambientati il 25 aprile, o il 2 giugno?
Qui da noi un valore simile lo rivestono solo le festività religiose, il che dice molto sui rapporti tra gli italiani e il loro appartenere a una Nazione. Nella stragrande maggioranza delle Nazioni del mondo, ci sono festività altamente simboliche, legate a indipendenza, unità, etc... Voglio dire, in Francia hanno il 14 luglio.
Gli italiani, per secoli divisi, non hanno avuto manco il coraggio di fissare una 'Festa dell'Unità d'Italia'. E' questo il 'vulnus' originario.
Come si fa a parlare di 'memoria condivisa', se lo stesso processo unitario non fu condiviso, al punto da non fissare una festa che lo commemorasse?
Sarebbe stato il nostro 4 o 14 luglio. Invece niente: è una lacuna che alla fine racchiude tutte le nostre contraddizioni, il fatto che alla radice manca probabilmente un vero e proprio spirito identitario italiano, che guarda caso viene fuori solo quando si parla di sport, e che non emerge nemmeno in occasione del 25 aprile (data nei decenni segnata più da polemiche che da condivisione). Quanto al 2 giugno, sfilata a parte, la triste impressione è che la maggior parte della gente la veda come poco più che l'anniversario di un atto notarile, e il giorno in cui 'c'è la sfilata ai Fori', ripristinata da qualche anno per dare qualche spunto in più per parlarne. Ma quanto a reale radicamento nella società, ce ne manca.

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