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ASCOLTANDO IL CONGRESSO DEL PDL

Di: Marcello Berlich | 30/03/2009
In un impeto di autolesionismo, lo scorso fine settimana ho ascoltato gran parte degli interventi al congresso del PDL... Autolesionismo? Forse, ma più che altro il fatto è che in queste occasioni mi aspetto sempre che esca fuori qualche dichiarazione un pò diversa da ciò che si sente abitualmente in televisione, o si legge sui giornali. Ebbene, invece, nulla di sostanzialmente diverso. Chi ha ascoltato quella sequela di interventi, non ha potuto fare altro che constatare l'identità quasi perfetta di certe affermazioni esposte alla platea rispetto a quelle rilasciate in un TG4 o in un "Porta a porta" qualsiasi. L'unico che ha detto cose abbastanza precise e spiazzanti è stato Fini con la sua 'svolta laica', peraltro già più volte accennata. Qui c'è da chiedersi peraltro dove arrivino i suoi reali convincimenti, e dove parta il calcolo politico volto alla conquista della quota realmente 'liberal' e laica del PDL rispetto alla componente più strettamente 'filoreligiosa', Per larga parte paradossalmente rappresentata soprattutto dal partito di provenienza dello stesso Fini, che tende a presentarsi sempre più come 'uomo delle istituzioni' e che pare quindi puntare, più che alla guida del PDL, alla Presidenza della Repubblica... Non è di Fini che voglio parlare, ma degli altri: dalla Prestigiacomo a Matteoli, da Alemanno a Formigoni, dalla Carfagna a Scajola, tutti o quasi gli interventi si sono ridotti più o meno a comizi da campagna elettorale, come se invece che di fronte al Congresso fondativo di un partito ci si trovasse alla chiusura di una campagna elettorale. Allora, i casi sono due: o certi interventi erano 'obbligati', perché questo Congresso era più o meno un pro-forma, tutto (dagli organi dirigenti alla linea politica) già deciso, e allora visto che parliamo davanti a 6.000 persone (delegati, certo, ma soprattutto un campione attendibile dell'elettorato) e ai mezzi di informazione, riduciamo tutto alla mera propaganda, oppure vi è alla base una sostanziale mancanza di capacità di andare oltre gli slogan, le affermazioni assolute, il classico guazzabuglio nel quale le petizioni di principio sono inevitabilmente (e anche abbastanza banalmente) mescolati ai soliti attacchi triti e ritriti alla 'Sinistra bruttacattivailliberaleincapace'. Ci fanno, insomma, o ci sono? Verrebbe da pensare che ci facciano, visto che da quelle parti ogni 'evento' viene trasformato in una kermesse propagandistica nel quale si esaltano le proprie virtù a fianco dei vizi degli avversari... Sotto sotto resta però il dubbio che molti 'ci siano', nel senso che certi discorsi costituivano più o meno una strada obbligata, per gente più o meno priva delle doti e gli strumenti 'culturali' atti a costruire discorsi di ampio respiro, che si staccassero dall'ovvia considerazione del presente. Che sia l'una o l'altra, o una mescolanza di entrambe, dopo tutto trasformare il Congresso nella solita Fiera da Paese mediatica faceva comodo un pò a tutti, non resta che prendere atto della prevedibile vuotezza di un congresso in cui il solo Fini ha detto cose sostanzialmente 'interessanti' (al di là delle motivazioni). Se ce ne fosse il bisogno, insomma, il Congresso del PDL è servito a rimarcare ancora una volta la differenza abissale col PD: da una parte chi è sempre volto a dare un'idea di unitarietà e compattezza, anche oltre il necessario, accogliendo volentieri il rischio di passare per un partito di proprietà del proprio leader; dall'altra chi nei cogressi (ma anche quotidianamente in tv e sui giornali) deve mettere in piazza i propri dissidi interni , dando l'immagine di una formazione 'atomizzata' in cui ognuno ci tiene a rimarcare distinguo e differenze anche marginali pur di rivendicare le propria autonomia, a costo di dare della propria formazione un'idea più disordinata e caotica di quanto già in realtà non sia...

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