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POLEMICHE PAPALI: MEGLIO L'INDIFFERENZA?

Di: Marcello Berlich | 26/03/2009
Più passa il tempo, più continuo a pensare che in occasione delle polemiche suscitate dalle dichiarazioni del Papa su temi etici, o relativi alla salute, o alla vita sessuale degli individui, più che essere sbagliate le dichiarazioni del Papa, ci sia un errore di approccio da parte di chi lo critica. Non è certamente mia intenzione difendere il Papa, che peraltro sa benissimo difendersi da solo, e comunque coloro che ad ogni critica contro le sue affermazioni sono pronti a scattare sono numerosissimi; la questione è un'altra. Se il Papa dice: l'astinenza è il miglior contraccettivo e argine alla diffusione di tutta una serie di malattie, non fa altro che ripetere i dettami della Chiesa. Sul sesso, il suo significato e il suo fine, la Chiesa dice cose ben precise, che sappiamo tutti. In due parole, il sesso serve a procreare, non a godere: è un concetto che fa parte di una lunga tradizione, secondo cui tutto ciò che causa godimento va, più o meno, guardato con sospetto... Quello che voglio dire, è che il Papa non può dire altro: la tradizione della Chiesa è millenaria, non può arrivare il primo Papa di turno e dire che quello dell'astinenza era un principio sbagliato. Ciò che voglio dire è insomma, che non vedo perché tanta gente 'caschi dal pero' e si scandalizzi ogni volta che il Papa fa certe affermazioni, perché tutto sommato da lui non ci si deve e può aspettare altro. Semmai sarebbe il caso di evitarle, quelle reazioni, reagire con più flemma, quasi con disinteresse: sappiamo benissimo di vivere in una società nella qualche 'non importa come se ne parli, purchè se ne parli': se ogni volta che il Papa apre bocca, scoppia la polemica, non si fa altro che amplificarne le affermazioni. Senza contare, senza che ci si mettano i politici, che in alcuni Paesi (non tutti, anzi a dire il vero una minoranza) le sue dichiarazioni non aprono i tg e non sono sulle prime pagine dei giornali, questo succede in Italia, dove sappiamo bene quali siano i rapporti di sottomissione della politica (e di conseguenza, dell'informazione) nei confronti della Chiesa. Altrove fortunatamente non è così, ma se certe personalità fanno scoppiare la polemica, ecco che il Papa concquista le prime pagine laddove altrimenti non sarebbe avvenuto. Alla luce di tutto ciò va peraltro considerato un altro fattore: in fatto di costumi sessuali, i cattolici (anche i praticanti) fanno più o meno come vogliono: ascoltano il Papa la mattina e infilano il preservativo la sera. Non c'è nemmeno bisogno di tirare in ballo l'ormai celeberrimo esempio del raduno di Tor Vergata nel 2000, dove il Papa invitò all'astinenza e il giorno dopo i preservativi usati ritrovati sulla spianata non si contavano. Insomma, il Papa parla, la gente si comporta come gli pare, per primi praticanti, non parliamo di tutti gli altri. Se si tratta di persone avvertite e consapevoli, useranno il profilattico, se si tratta di persone menefreghiste della propria e altrui salute, o semplicemente ignoranti (come succede purtroppo in Africa), non lo useranno e il contagio continuerà... Certo si dirà forse che se il Papa va in Africa, le sue parole avranno più presa dei rappresentanti di una Onlus qualsiasi, ma siamo proprio sicuri? Le centinaia di migliaia di persone che hanno affollato le messe papali sono poco in confronto alle centinaia di milioni di coloro che il Papa non sanno manco chi sia, che professano altre religioni, altri culti. Mi dico anzi che il Papa parla all'Africa perché l'Europa intenda, ma in Europa sappiamo già quale sia la situazione e allora torno alla domanda iniziale: ma sarà veramente un atteggiamento efficace, far scoppiare ogni volta la polemica, anzichè tenere un atteggiamento di basso profilo, all'insegna del non ti curar di lui, ma guarda e passa?

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