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Di: Gianni Ciaccio | 15/12/2006
DARFUR SUDAN. Ne abbiamo già scritto putroppo, sempre per parlare delle violenze in corso che hanno portato come ulteriore conseguenza lo sradicamento di centinaia di migliaia di persone che oggi si chiamano PROFUGHI. Antonella Girardi, infermiera COOPI, ha scritto pochi giorni fa poche righe. A me risuonano in testa da allora e voglio proporvele. Prima però una veloce occhiata alle agenzie di questi giorni… -Centinaia di truppe schierate per le strade della città, ministeri evacuati e forze dell’ordine in stato d’allerta. Così la capitale ciadiana N’Djamena si prepara a un possibile attacco dei ribelli dell’est, che negli ultimi giorni sono tornati all'offensiva. E se da una parte il governo ostenta fiducia, assicurando che la città non è in pericolo, dall’altra i ribelli promettono a breve la caduta del presidente Idriss Deby.(PeaceReporter) ….. -L'ex ribelle ha affermato che la maggioranza delle vittime sono civili, la maggior parte delle quali donne, ed ha anche parlato di "molti stupri" commessi dai Janjaweed, negando comunque di aver mai preso parte a stupri o assassini(WarNews)….. -Le truppe governative e le milizie loro alleate, come quella nomade conosciuta con il nome di Janjawid, hanno continuato a commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Anche gruppi politici armati opposti al governo hanno commesso crimini di guerra. Civili sono stati uccisi e feriti da soldati governativi, che a volte hanno bombardato villaggi con l’ausilio dell’aviazione oltre che dalle milizie Janjawid e negli attacchi sferrati da gruppi politici armati. Donne e ragazze hanno continuato a subire aggressioni sessuali e a essere rapite dalle milizie alleate del governo e, occasionalmente, dalle forze governative.(Amnesty International)... FINO QUI ciò che si legge quotidianamente sui giornali. Ma immaginiamo che una nostra AMICA ci spedisca questo piccolo resoconto da quelle zone:” La sensazione che si prova è quella di terra bruciata, come se l’obiettivo fosse svuotare la zona orientale del Paese” racconta Antonella Girardi, infermiera di COOPI. “Nell’ultimo mese gli attacchi sono diventati più intensi e violenti: circa 80 villaggi incendiati finora, con oltre 300 tra morti e feriti, la distruzione del raccolto e terre inaccessibili. Settimana scorsa è arrivata una donna ferita alla spalla” continua A. Girardi, “AL MOMENTO DELL’ATTACCO AVEVA SUO FIGLIO A DORSO, com’è usanza da queste parti; LA PALLOTTOLA CHE L’HA FERITA E’ POI USCITA E HA PRESO LA TESTA DEL PICCOLO, DECEDUTO ALL’ISTANTE.”

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