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Gang of Four a Pescara : unica data europea, il 2 agosto

Di: Massimo di Roma | 07/08/2008

Dopo averlo digerito ben bene,eccomi a parlare del concertone dei Gang Of Four, emancipatosi lo scorso 2 agosto a Pescara, nel suggestivo parco delle Naiadi, organizzato con professionalità innegabile dalla Clap Dance di Paolo Visci.
Putroppo. la prima cosa che constato alle ore 20:00 (ora in cui mi presento sul luogo del delitto)  è che  la presenza di pubblico è limitata e... Svogliata: sembra quasi un clima surreale quello che mi circonda.
In una cornice suggestiva, con piscine, fontane, prati, scorrono via senza lasciare il segno più di tanto, i Kill The Nice Guy, seguti dagli infiammabili Red Worm’s Farm (fantastico e retrò il fatto che vendano i propri dischi a fine concerto) hard funk band italica di grande impatto, buonissima per smuovere l'appetito.
Scivolano via nell'indifferenza generale (di loro ci mettono poco per sganciarsi dall'anonimo clichè...) i Santo Niente di Umberto Palazzo, di casa qui, il pubblico non li vede proprio. Se il buongiorno si vede dalla serata, ecco una banda alla frutta.
Alla fine dell'antipasto, il parterre è semipieno (un migliaio i convenuti), ed arrivano finalmente i vecchi marxisti sopravvissuti alla UK punk era.  Jon King è in nero, la sua voce stranisce esattamente oggi come allora, mentre Andy Gil, totally white hairs, Fender Stratocaster abbracciata (e non imbracciata) sembra maggiormente provato dal tempo. Arrivano in sequenza tutti i loro classici: “Not Grat Man“, “Ether“, ”At Home He’s A Tourist” introducono lo show, alla grande. Sono in palla i vecchietti, per l’unica data europea dopo quella di Londra. “He Send The Army” li vede protagonisti di un previsto  teatrino, su “Anthrax” Gil fa fare bum bum alla chitarra, arrivano a seguire le cose più nuove, onorevoli passaggi prima del second half.
In serie, prima della pausa: ”Paralyzed” , “What We All Want”, “We Leave As We Dream, Alone” , “Why Theory“, e la notte pescarese finalmente si accende. Piccolo break e vai con  ”Natural’s Not In” (perpetuo cavallo di battaglia),  “I Love Man In The Uniform” e “To Hell With Poverty“, binomio esaltante che vede i due vecchietti giocare al gatto con il cane (e non con il topo).
“Demaged Goods” ci riporta alla Londra post punk, e nell'ultimo bis “I Found That Essence Rare“, si congedano con il giusto livore che deve rilasciare alle memorie una UK punk band. In conclusione, un concerto di livello assoluto, la memoria qui non sbiadisce. Peccato solo per le presenze in loco onestamente inferiori alle attese. Pochi ma buoni ? Potrebbe essere, ma di veramente molto buoni l'altra sera c'erano solo quei 2 + 2 = 4 sul apalco.

p.s. : Vista la prevendita fiacca, mi sono pure pagato il biglietto.


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