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Diossina negli alimenti, seque

Di: Ubik | 05/10/2007

  

dal Secolo XIX di domenica 23 settembre 2007

Allarme per un additivo pericoloso: solo in Italia nessun provvedimento

ROMA. Si annida in cibi vendutissimi, dagli yogurt ai gelati confezionati sino a bevande e salse. Eppure sulla "guar gum", addensante alimentare in cui è stata trovata diossina in quantità ben sopra i limiti di legge, in Italia vige una cortina di silenzio. Infranta da Il Secolo XIX, il primo mezzo di informazione a parlare del pericolo che incombe sulla salute di milioni di consumatori. Lo scorso 18 giugno nel porto di Genova era arrivata una nave dall'India stipata di farina di guar, destinata ad alcune aziende lombarde del settore alimentare. Nell'addensante, però, l'Asl del capoluogo ligure aveva rilevato diossina e pentacloro fenolo, suscitando l'intervento dell'ufficio sanitario marittimo, che ha chiesto e ottenuto il ritiro della partita contaminata. Un caso a cui il Secolo XIX ha dato ampio risalto: senza risultati, almeno in Italia. In Europa infatti l'allarme diossina è scattato a fine luglio, quando gli esperti della Commissione Europea ne hanno scoperto (in un controllo casuale) grandi quantità in uno yogurt venduto in Germania. La Commissione ha quindi ordinato il ritiro di 117 partite di farina di guar in sette nazioni (Francia, Austria, Inghilterra, Finlandia, Ungheria, Repubblica Ceca e Ungheria) e ha invitato tutti i paesi della Ue a rafforzare i controlli sui prodotti alimentari. Un appello raccolto da molte nazioni, che hanno sequestrato diversi prodotti contaminati. In Ungheria sono stati ritirati i prodotti di 32 aziende, mentre la Migros, catena di supermercati svizzeri presente anche in Italia, ha tolto dagli scaffali la Crème Quick alla vaniglia, al lampone e alla cioccolata. La sezione romena della Danone, uno dei colossi alimentari mondiali, ha invece sospeso a fine agosto la produzione di yogurt alla frutta. Ma tra gli alimenti a rischio ci sono anche salse come il ketchup e la maionese, alcune carni e, soprattutto, alimenti per diabetici e prodotti dimagranti. Ricchi di farina di guar, che tra le sue proprietà ha quella di sedare lo stimolo della fame. Uno scenario preoccupante, che le autorità italiane sinora hanno sostanzialmente ignorato. Dal Ministero della Salute non è arrivato nessun commento ufficiale sui rischi per i consumatori italiani, che ogni anno spendono 290 milioni solo in yogurt. In via ufficiosa, hanno reso noto di aver informato gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera e di aver sollecitato maggiori controlli da parte delle autorità locali. Poi più nulla. Silenzio pressoché totale anche da parte dei media, con l'eccezione del settimanale Il Salvagente. Eppure Giuseppe Chiappetta, direttore del laboratorio italiano dell'Eurofin chemical control, conferma che il problema esiste: ed è serio. «Nel nostro laboratorio di Amburgo, spiega Chiappetta, sono stati sottoposti a controllo i prodotti di quindici grandi aziende alimentari italiane, su loro esplicita richiesta. La diossina vi è stata trovata in tre occasioni, in diverse quantità: da poche decine ad alcune centinaia di picogrammi per grammo». Numeri inquietanti, dato che il limite massimo fissato dalla Commissione europea va dagli 0,75 picogrammi per l'olio di pesce ai 6 per i tranci di fegato.
Dal laboratorio non sono però filtrati i nomi delle aziende. L'unica impresa a venire allo scoperto è stata la sezione italiana della Danone, che in un comunicato dello scorso 13 settembre assicura di non aver mai utilizzato guar gum «della ditta indiana interessata dai controlli» (l'India Glycols, ndr) e che gli yogurt non vanno considerati a rischio «perché il guar costituisce solo lo 0,03% del prodotto finito». Ma le ombre sulla qualità di molti prodotti rimangono. Alimentate dalle analisi commissionate dalla Unipektin, l'impresa svizzera che acquistava dalla Glycols l'addensante.
«Quello delle scorse settimane non è stato un incidente isolato ha scritto l'azienda sul proprio sito ma il frutto di una contaminazione sistematica, che dura da almeno due anni». Parole a cui la ditta indiana ha reagito con un bizzarro comunicato: «Le misura di sicurezza non prevedono accertamenti per la diossina, e comunque la contaminazione potrebbe essere avvenuta negli stabilimenti dell'Unipektin». Di sicuro, c'è solo che dolci e alimenti nocivi circolano indisturbati per l'Italia. Nel silenzio.
(Luca de Carolis)

 

 

 


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