Il 24 novembre del 1979, i
Simple Minds
pubblicano il loro secondo studio album, Real to Real Cacophony.
L'unico singolo estratto fu Changeling.
Quest'album regala alla band una sorprendente evoluzione artistica; una tendenza verso ritmi elettronici più cupi e oscuri, una corsa sperimentale che li allontana dal pop del primo album, annunciando lo stile new wave che li avrebbe contraddistinti fino alla svolta più rock e soul di Once Upon a Time.
Qui le canzoni godono di arrangiamenti anche rischiosi, oltre che di alto livello; in questo, probabilmente, il disco segna un momento importante per la crescita del gruppo, che cerca, stavolta, di recuperare sonorità dalle varie influenze musicali (l'elettronica dei
Kaftwerk
, il post punk dei
Gang of Four
o dei
Joy Division
, il pop d'avanguardia dei
Wire
), modellando uno stile proprio, un passaggio tra il post punk e il synth pop.
I Simple Minds costruiscono un album che, soprattutto nel primo lato, sembra coeso e deciso a rompere con i suoni sentiti fino a quel momento nel post punk, viaggiando dall'elettronica spaziale e la sincronizzazione tra drum machine e batterie classiche, con testi che evocano Radio-Activity nell'apertura di Real to Real, all'eleganza distopica di Citizen, apocalittica e surreale dal punto di vista dei testi, ai sintetizzatori atonali di Carnival, orecchiabile e stranamente melodica, a Factory, la prima canzone dell'album a rompere la barriera dei tre minuti che suona come un bellissimo pezzo degli OMD, alla Cacophony ritmata e aperta, una strumentale piuttosto inutile e breve ma ascoltabile, con effetti synth scattanti, armoniche di chitarra e batteria, alla vertiginosa Veldt, un impatto synth jungle, drum machine sensuali dove Kerr canta in sottofondo in una miscela tra
Talking Heads
e
The Pop Group
.
Il secondo lato si apre con una delle canzoni più rotonde dell'album, Premonition, un funk avveniristico in quella che probabilmente è la migliore traccia del lato; i sintetizzatori suonano come organi dentro una chiesa, il basso ha un suono rimbalzante, gommoso che sembra tangibile, modellato come l'argilla sotto le dita di Derek Forbes, l'atmosfera musicale è probabilmente la più cupa e dark di tutte le canzoni dell'album ... e poi la chitarra arriva dal nulla come un pugno in faccia.
È la canzone più lunga dell'album (quasi cinque minuti e mezzo) ma nessuna nota viene sprecata.
Dopo Premonition arriva la quasi altrettanto splendida Changeling, unico singolo estratto dal disco, per portarti, come dice il testo, "giù nel club". Ballabile e molto divertente, per lungo tempo suonata dai dj nei tanti locali di Londra e dintorni.
La chitarra diventa angosciante nel brano successivo, Film Theme.
Una strumentale piuttosto lenta e breve, non cinematografica come il titolo suggerisce e lontanissima dalle vette sensoriali che due anni dopo troveremo nella splendida Theme for Great Cities da Sister Feelings Call, ma abbastanza simpatica.
Calling Your Name, la penultima traccia, è una composizione trascinante e geniale, con la chitarra di Burchill che sfreccia come un bolide in autostrada. L'imponente Scar chiude il disco, con una lunga introduzione strumentale di due minuti prima del cantato di Kerr.
L'album ebbe una distrubuzione sottotono sul finire del 1979, e fu superato da altri dischi usciti nello stesso periodo, di certo più facili e commerciali.
Tuttavia, nonostante la mancanza di successo, è ora ampiamente considerato come un classico del '79.
Scarno. Sintetico. La purezza, l'elettricità e la distanza dal punk rock che quest'album riesce a compiere è ciò che lo rende imprevedibile, piacevole e ancora oggi valido.
Poche persone avrebbero potuto prevedere che questo secondo album, (uscito solo appena sette mesi dopo il primo lp) avrebbe avuto un cambiamento stilistico così definito e dei brani così belli.
Lasciamoci avvolgere dai synth, nella purezza della wave d' avanguardia ancora distante dalla piacioneria di Once Upon a Time.