#TheOriginalToday
Il 17 ottobre del 2005 i
Depeche Mode
pubblicano il loro 11° album: Playing The Angel.
L'album esce dopo 4 anni dal precedente Exciter ed ottiene un successo maggiore riuscendo a piazzarsi ai primi posti in diversi paesi tra cui Francia, Germania, Italia e Svezia e raggiungere il settimo posto negli Stati Uniti.
Come già fatto per Construction Time Again, Some Great Reward e Black Celebration, anche qui il nome dell'album è contenuto nel testo di una canzone, esattamente la traccia di chiusura The Dark Star.
Sotto la coordinazione di Ben Hillier, l'album venne registrato tra Londra, Santa Barbara e Los Angeles.
I temi che appaiono sono quelli a cui eravamo già abituati; il dolore, la fede, il peccato, la sofferenza.
La stesura di quest'album nasce dopo uno scontro fra le due grandi personalità della band; Mr Gahan da una parte, che dopo il vigore dell'esperienza da solista relativamente positiva con Paper Monsters chiede a Mr. Gore di contribuire alla scrittura dei testi del nuovo album. Sarebbe la prima volta dopo 25 anni insieme.
Grazie all'intermediazione di Andy Fletcher, a Gahan è concesso di scrivere tre canzoni (la sua richiesta era partita prima per metà album).
Da qui nascono Suffer Well (che diventa singolo), I Want it All e Nothing's Impossible.
È probabile che questo confronto, questo gioco di forze, quasi competitivo, tra la penna di Martin e quella di Dave abbia permesso, spronato, un rinnovo delle capacità compositive di Gore.
Qui le canzoni sono tra di loro collegate, e suonano, decisamente meglio rispetto ad Exciter.
Un'omogeneità che mancava da Ultra.
Un disco, che nell'era 2.0 non è stato solo un trionfo critico e commerciale, ma è riuscito a riportare tra le braccia di una band nata 25 anni prima, i vecchi fan assieme ad un pubblico più giovane, che probabilmente ha iniziato a seguirli ed amarli proprio da qui.
Il disco venne anticipato il 3 ottobre dal singolo Precious, un brano intenso, sofisticato e molto personale, scritto da Gore e che riguarda un momento intimo della sua vita: il suo divorzio e su come i suoi figli ne siano stati coinvolti.
Un classico dei Mode con un'atmosfera elettronica accattivante e la voce profonda di Gahan.
Invece, la sofferenza di Dave Gahan, nella traccia successiva, Suffer Well, è descritta quasi religiosamente, e con una lucidità fine, ed è sicuramente il brano più riuscito dei tre scritti dal cantante.
Subito dopo inizia The Sinner in Me; niente è lasciato al caso, nemmeno l'ordine in scaletta. Una scaletta che veste l'Angelo di una sorta di poema epico oscuro.
Un richiamo forte ai temi cupi di Black Celebration.
Eppure nei suoni della chitarra, nei cori o nella sirena dell'apertura del disco in "A Pain that I am Used To" riecheggia il riflesso di Song Of Faith and Devotion.
Angel finisce sulla nota oscura ma acuta di Darkest star.
Gore sottolinea il suo misticismo lirico grazie ad un pianoforte ipnotico e la voce struggente di Gahan.
È un brano che chiude alla perfezione questo disco, sicuramente tra di dischi pop più validi degli ultimi anni.
Un disco dell'età adulta della band che evita noiose e imbarazzanti ricostruzioni per catturare l'antica gloria.
È un vero peccato che i DM, con i lavori successivi, si siano dimenticati dell' esortazione, che noi facciamo stilistica, di questo brano:
"[...]
Stay as you are
The darkest star
Shining for me
Majestically"
A Pain That I'm Used To
John The Revelator
Suffer Well
The Sinner In Me
Precious
Macrovision
I Want It All
Nothing's Impossible
Introspectre
Damaged People
Lilian
The Darkest Star
Precious
A Pain That I'm Used To
Suffer Well
John the Revelator/Lilian