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Jonathan Wilson - Fanfare

Di: Fabrizio Pasanisi | 16/12/2013
Da questa settimana Fabrizio Pasanisi comincia a collaborare con RadioRock.TO The Original. Si occuperà soprattutto di recensire le uscite discografiche, ma ovviamente non poniamo limiti alla sua creatività, che è tanta. Date un'occhiata al suo blog e capirete come Fabrizio non poteva non essere dei nostri.
Benvenuto!


Jonathan Wilson
Fanfare


Con ancora nelle orecchie il quasi esordio di due anni fa – il debutto vero e proprio fu pubblicato nel 2007 nell’indifferenza più totale – un grandissimo lavoro dove la psichedelia più acida incontrava magistralmente il cantautorato americano e il blues rock anni sessanta, ci apprestiamo a celebrare l’atteso ritorno di Jonathan Wilson.

Il polistrumentista californiano sveste ancora una volta i panni di instancabile produttore - a trentanove anni è già tremendamente complicato elencare tutti gli artisti con i quali ha collaborato - e, accompagnato da un gruppo di amici pescati tra il meglio che c’è in circolazione in ambito folk rock americano e non solo, realizza un’altra collezione di splendide canzoni dallo spiccato gusto retrò che è però riduttivo considerare solo in quest’ottica.

Fanfare infatti, disco che già da oggi si candida al vertice in diverse classifiche di quelle che a fine anno i fruitori di dischi compilano in ogni angolo del web, pur essendo di fatto un’opera collocabile perfettamente in una certa area dell’universo rock con quelle sue melodie senza tempo e l’assoluta perfezione negli arrangiamenti (e non si fa fatica a crederlo vista la carriera di produttore dell’autore) mira a scavalcare le barriere del genere e a far breccia nel cuore di appassionati tout court di musica.
È come ascoltare i Pink Floyd e i Grateful Dead che si incontrano con Neil Young e Santana nei quasi ottanta minuti di viaggio lisergico, che tra l’altro ricalca perfettamente la durata di Gentle Spirit. Dicevamo delle numerose collaborazioni, In Cecil Taylor, brano dedicato al grande pianista, tra i padri del free jazz, il nostro duetta con David Crosby e Graham Nash in un festival del revival, mentre Roy Harper, il cui recente ultimo lavoro è stato prodotto proprio da Jonathan Wilson, collabora nella stesura dei testi di New Mexico - tutto da ascoltare l’intermezzo con il flauto. Ancora Josh Tillman, ex-batterista dei Fleet Foxes, compare nei vocalizzi di Future Vision, per non parlare di Jackson Browne, la cui voce fa capolino in Desert Trip.
Per non farsi mancare nulla nei tredici brani della tracklist spuntano citazioni a iosa come quella di Echoes dei Pink Floyd, incastonata non si sa come, all’interno di Lovestrong, uno dei brani più emozionanti dell’anno, o quella ancora più evidente di Neil Young, la cui Danger Bird viene rivista nella distorta Illumination.
Aggiunge poco poi una cover, Fazon dei Sopwith Camel, un gruppo poco conosciuto al di fuori della Bay Area, ad un lavoro che indiscutibilmente attirerà a sé qualche critica di chi non potrà fare a meno di considerarlo derivativo. Ed è vero, ormai nessuno inventa più nulla, ma ad avercene di artisti del calibro di Jonathan Wilson e di album come Fanfare, per immergersi, nota dopo nota, in un mondo senza tempo, piacevolmente complesso, e provando sensazioni sempre nuove ad ogni passaggio.

- Fabrizio Pasanisi

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