William Rivière - Watercolour Sky
William Riviére è uno scrittore inglese originario del Norfolk, quella regione sul mare che è il ‘ginocchio’ della strega (l’isola della gran Bretagna) che si affaccia sul Mare del Nord segnando l’uscita dal canale della Manica, ed è soggetta a maree impressionanti per noi mediterranei, che coprono e scoprono la terra per chilometri e chilometri. Rivière vive e lavora in Italia, insegna all’Università di Urbino, ma nessuno dei suoi libri è ancora stato tradotto, a quanto ne so, in italiano. Probabilmente perché la sua scrittura trasmette un tale amore e una tale cura per la lingua, per il senso e i sensi delle parole, che renderli in italiano in maniera soddisfacente è una sfida davvero impegnativa.
Alcuni dei suoi libri più famosi sono ambientati in Italia, in Toscana o a Venezia, anche se il modo di vedere, vivere e giudicare le cose è, ovviamente, British; questo invece è totalmente inglese, di ambientazione e di atmosfera oltre che di cultura. Leggendolo mi sono tornati in mente i libri che leggevo da bambina, tutta quella letteratura per ragazzi inglese che trovavo tanto più ricca dei nostri soli Salgari e Collodi. I libri inglesi per ragazzi avevano come protagonisti bambini e ragazzi, cosa che nella letteratura italiana è avvenuta molto più tardi, con i gialli per ragazzi di Nancy Drew e degli Hardy Boys, peraltro tradotti dagli originali americani. I libri inglesi erano ambientati soprattutto nelle scuole, che in genere erano collegi dove i ragazzi passavano una gran parte della loro vita, o durante le vacanze a casa o nei vari luoghi di villeggiatura, casolari di campagna, laghi, fattorie. Quindi le avventure riguardavano soprattutto tre argomenti: i misteri celati nelle case, negli antichi edifici scolastici, o nei villaggi (vecchi mobili pieni di misteri, passaggi segreti, grotte di contrabbandieri), i cavalli (da catturare, domare, curare, salvare dal macello, preparare per una gara, o con cui esplorare boschi e campagne), e le barche a vela o a remi da portare sui laghi, lungo i fiumi, nel mare, con cui affrontare le burrasche e le maree, che in Inghilterra sono appunto una cosa seria.
In Watercolour Sky ho ritrovato tutti questi elementi, riportati a un mondo adulto. Ma non proprio tutto adulto, perché il libro segue la storia di una famiglia lungo un arco di circa venticinque anni, quindi la bambina che all’inizio è troppo piccola per partecipare alla gare di barche a vela poi cresce e gareggia appassionatamente, va ad esplorare la campagna a cavallo con il fidanzato, ritrova negli antichi mobili vittoriani della casa di famiglia i ricordi dell’infanzia. La sorella più grande è una provetta cacciatrice (perché in quest’ambientazione non manca nulla delle tradizioni della campagna inglese), eppure da grande sceglie di fare la dottoressa nei paesi del terzo mondo, uno strano contrasto fra la vocazione a prendersi cura degli altri, la passione per l’arte venatoria quando torna a casa, e la fuga il più lontano possibile da una madre che sta morendo più per una profonda e lunghissima depressione che per il tumore che se la porta via alla fine. Anche la più giovane fugge, guardacaso in Italia, per cercare nell’indipendenza il rispetto di sé che la famiglia non è riuscita a trasmetterle. Ma le fughe non servono quasi mai a risolvere questo tipo di lacune, e per affrontare e risolvere le sue insicurezze dovrà tornare e ritrovare i cavalli, le barche, i mobili, la madre, e riviverle con la consapevolezza e il dolore acquisiti nel frattempo.
Resta il padre, a rappresentare e continuare a vivere nonostante tutto quell’ideale di vita inglese che non è più reale, ma è radicato così profondamente nell’immaginario di tutti quelli che sono cresciuti con quei libri per ragazzi, e sono poi passati alle meravigliose ambientazioni (che sono sempre quelle) dei romanzi di Agatha Christie, che nessuno vuole separarsene; forse è per questo che nel Regno Unito fioriscono rigogliose tante iniziative private di volontariato per il recupero di beni storici, come le ricostruzioni di arredamenti e abiti d’epoca nei villaggi e nei cortei storici, la valorizzazione di luoghi e credenze leggendarie, i club per le auto, le bici, le moto d’epoca, i velieri e le loro rotte, e le ferrovie a vapore che fanno servizio regolare o turistico dal sud della Cornovaglia fino al nord della Scozia.