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Embryonic

Di: Ubik | 14/11/2009
Ritorna dopo tre anni la band di Oklahoma City e di Wayne Coyne per quello che secondo il sottoscritto è uno tra gli album di questo 2009. Atmosfere cupe, iterazioni ipnotiche, psichedelia, settanta minuti di musica e diciotto canzoni che colpiscono per la profondità e l'inesorabilità. Profondità dell'ispirazione, inesorabilità dell'impianto e della concezione artistica. Non mancano le collaborazioni illustri come quella di Karen O di Yeah Yeah Yeahs e riferimenti ad altri gruppi storici o quantomeno seminali, dai Radiohead agli stessi Joy Division, che affiorano qua e là nei momenti più scuri e senza speranza del disco. Certamente un album che non concede niente al mercato, e per il quale già comincia la conta, quelli a cui piace da morire - tra i quali il sottoscritto - e quelli che invece lo disprezzano, considerandolo lavoro compiuto solo a metà. Come si faccia a dire una cosa del genere è un mistero, anche se è privilegio del critico cercare di indovinare anche le possibili mancate derive di un autore. Wayne Coyne , polemiche a parte, riesce comunque ormai da ventisei anni a colpirci al cuore: difficile rimanere indifferenti rispetto a un suo lavoro, ed Embryonic, con le sue mille sfumature, il suo suono low-fi e i tanti fantasmi evocati, è realizzazione all'altezza. Se in Italia gli animi sono ancora abbastanza trattenuti - nello Stivale si sa, chi si lascia trasportare dall'entusiasmo per qualcosa trova sempre qualcuno che gli spegne la luce - nei meno inibiti USA è apoteosi. Pitchfork si spertica e dà un nove tondo tondo. Io concludo invitando tutti a un ascolto con le cuffie a volume alto... ;-)

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