Far

E' un po' l'eterna promessa del pop-rock non di consumo: di origini russe, figlia di musicisti, ha lasciato l'URSS ai tempi di Gorbaciov e gira che ti rigira si è stabilita nel Bronx. Una serie di lavori tanto stimolanti quanto interlocutori alle spalle, adesso ci propone questo Far in cui gioca di nuovo col suo piano e con la sua voce. Per la critica stavolta il risultato è devastante, e certo ascoltando alcune tracce si fa fatica a trattenere un certo imbarazzo. Emerge una tendenza assai marcata verso un easy-listening che non scade verso il pop di consumo solo per l'intelligenza dell'artista, che non riesce proprio a confezionare dischi banali. Certo è che questo Far non passerà alla storia del 2009, salvo per qualche passaggio pianistico e vocale insolito: si ascolti la peraltro ottima - con buona pace di Pitchfork - Machine. Passerà piuttosto alla storia come la montagna che partorisce il topolino: dietro quest'ultima fatica della ventinovenne eterna futura star ci sono produttori del calibro di Mike Elizondo (Dr. Dre, Eminem), Jacknife Lee (Bloc Party, Snow Patrol) e Jeff Freaking Lynne. Si potrebbe quasi dire che è fatta, che la stella non possa che sorgere luminosa all'orizzonte, e invece Regina continua come al solito a giocare con la sua voce, cercando invano di fare il verso a Kate Bush, celebrando un genio, il proprio, che francamente ancora stenta a emergere se non a tratti veramente sottili. Eccola qui, ad associare a piano e voce quegli orribili archi di Laughing With che a qualcuno invece piacciono tanto. Eccola, inesorabile, a fare pure lo spiritual in Human of the Year con devastanti coretti di controcanto... Insomma, un lavoro che di sicuro rappresenta un passo indietro: con meno presunzione e più essenzialità, voce e piano solo, magari, niente figatine vocalesi, saremmo qui a celebrare un disco bello come pochi. Purtroppo la Regina è ancora e sempre più solo la principessa che continua ad aggiungere materassi sopra il proverbiale pisello...