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Tummaa

Di: Ubik | 05/09/2009
Vladislav Delay è solo uno degli pseudonimi di Sasu Ripatti, musicista e dj finlandese trentatreenne, che sul proprio sito di MySpace si definisce "sperimentale", "elettronico" e "minimalista". Tre etichette che si adattano in pieno a questo album, Tummaa, e che nello stesso tempo non sono sufficienti per descriverlo pienamente. Anni e anni fa una musica di questo tipo sarebbe stata di casa presso la storica etichetta ECM: a me vengono in mente alcuni degli episodi più azzardati di Keith Jarrett, un certo tipo di free jazz scandinavo che andava abbastanza tra gli anni '70 e gli anni '80, alcune sonorità che per esempio Jan Garbarek e Terje Rypdal andavano a pescare tra i nebbiosi fiordi della loro Norvegia. E certo qui l'animus nordico non manca: Tummaa è un lavoro estremamente suggestivo, più forse una tavola pittorica che sonora. Paradossalmente si può dire che quello che rimane impresso sono le immagini a cui questa musica dà corpo, più che la musica stessa. Non tanto l'oscurità evocata nel titolo - e scenario di lavoro, visto che il disco è stato registrato nella notte dell'inverno nordico - quanto forse un primevo paesaggio lacustre, magari in quella sterminata regione della Finlandia centrale dove di laghi piccoli e grandi ce ne sono a migliaia, un volo radente sopra acque gelide e grigie, a immaginarsi come poteva essere la Terra subito dopo il disgelo del permafrost. Elettronica sì, ma gentile, suoni e iterazioni che ti avvolgono apparentemente innocui per farti accorgere tutto a un tratto, come nella traccia intitolata Toive, che sei nel bel mezzo di un crescendo ritmico quasi marciato e che ti stai precipitando... Dove? Come i lemming a tuffarti nelle acque gelide del Baltico? Oppure in qualche strana dimensione parallela, a incontrare lo spettro inquieto di Miles Davis? Un album eccellente, in cui a fianco della genialità di Ripatti emergono gli ottimi arrangiamenti di Craig Armstrong, già collaboratore di Massive Attack, e i fiati dell'argentino Lucio Capece.

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