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A Due

Di: Massimo di Roma | 14/07/2009
Per la par condicio, dopo la recensione di Alessandra Celletti completo il giro e mi soffermo su un altro fenomeno di casa nostra al femminile : Beatrice Antolini. E poco importa se mi devo rifare ad un disco del 2008, la sua ultima uscita ad oggi, visto che di questi talenti non se ne parla mai abbastanza.
Dopo il meraviglioso esordio di "Big Saloon", "A due" è l'acqua fredda che diventa calda, è come i passaggi di stato, un incubo che diventa sogno e poi ritorna incubo, si appiana, non è niente, poi esplode in una banda e sei a una festa, poi in un bosco, infine, inevitabilmente, da solo.
E tutto torna, perchè questo è un disco che trasuda di solitudine, di riflessione, di introspezione, anche in pezzi come New Manner o Pop goes to Saint Peter, dove ti pare di scorgere trame colorate e gioiose di già ascoltato, di sensazione già digerita e invece tutto si incupisce, diventa buio, solitudine, come l'edera intrecciata che fa scuro il viso dell'artista nel retrocopertina.
Se Big Saloon sapeva di fiaba, di giostre e giochi, di rincorse, qui la Antolini rincorre il buio, segnando percorsi sottesi da un nuovo ma radicatissimo uso della classicità, atta a disegnare malinconie e la stessa solitudine di cui sopra. Proprio qua, nelle punte di dolcezza e abbandono spleen di quest'opera, respiriamo la classicità inattesa in un disco pop italiano, la compostezza improvvisa dopo l'anarchia del pezzo precedente, la quale probabilmente tornerà a regnare nel successivo per poi stravolgersi ad libitum, ancora una volta: un infinito dilatato di suoni, echi di Chopin e rimbalzi di Schumann che si trasformano in intrecci di strumenti apparentemente e casualmente sulla stessa via, per poi ritornare a costruire le tematiche d'apertura.
"A due" è un disco concepito e realizzato in solitudine, come fosse il volto ironico di se stesso, del suo nome; un'opera nella quale è sempre inapplicabile il principio dello schema, perchè qui schemi non ce ne sono: c'è solo la voglia di sorprenderci di un talento puro. E, almeno con me, c'è riuscita alla grande.

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