Seeds (1966)
Il cantante e bassista Sky Saxon (all'anagrafe Richard Marsh) dopo alcune deludenti prove tecniche, nel 1965 unisce il suo lascivo ed indemoniato talento compositivo a quello più visionario ed abrasivo del tastierista (poli-strumentista) Daryl Hopper, dando vita al progetto The Seeds (nel quale trovano posto l'acida sei corde di Jan Savage e le schizofreniche pelli di Rick Andridge). Il loro nome ed i loro nastri arrivano presto alle orecchie del magnate Gene Norman che non si lascia scappare l'occasione di metterli sotto contratto per la sua etichetta GNP Crescendo.
Il debutto arriva nel luglio dello stesso anno luglio con il singolo "Can't Seem To Make You Mine b/w Daisy Mae", brano che volente o nolente riscriverà per sempre i canoni della musica garage americana. Gli standard di allora giravano intorno all'incedere ripetitivo di "Louie Louie", accelerandolo o rallentandolo, o semplicemente ribaltandolo sotto sopra... The Seeds riescono a fare molto di più, dipingono a forti tinte fosforescenti la scheletrica struttura del brano, anticipando tutti gli anthems della ancora non ancora esplosa scena psichedelica; che da subito gli garantisce l'appellativo di "Flower Punk Band".
Il secondo 45 giri "Pushin' Too Hard b/w Out Of The Question" segna il punto di rottura nel genere, il lato A resta uno dei più fulgidi esempi di quella stagione, garage sovraccarico di fuzz con la voce del mefistofelico Saxon ad entrare ed uscire dalle turbe di una ragazza, che lo sta spingendo troppo oltre. Nonostante il brano sia una rasoiata al costato, il successo della band non decolla ed anche il successivo singolo "Try To Understand b/w The Other Place" non ottiene significativi risultati di classifica.
Gene Norman non demorde e continua a spingere il gruppo, licenziandone l'esordio omonimo nel 1966. Come era di regola presso le band americane dell'epoca, il disco contiene le facciate A dei tre singoli precedenti, circondate da una serie di brani costruiti sui generis, che rendono "The Seeds" uno degli esordi più stupefacenti dell'intero scenario del primo punk americano, dove l'anfetaminico finale di "Girl I Want You", l'incedere marcio e deviato del blues "Evil Hoodoo" o lo splendido minimalismo di "Mr. Farmer" (che gira a folle intorno ad un accordo di tastiera demente) sono meraviglie ancora oggi, a più di quarant'anni di distanza.
Probabilmente mai come in questo caso, il termine (band) seminale risulta appropriato.
Probabilmente mai come in questo caso, un uomo , Sky Saxon, divene d'un tratto un mito, che dura tutta una vita e, da poco tempo, anche oltre.