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Monolith and Dimensions

Di: Ubik | 06/06/2009
C'è una fotografia che gira sul web che ritrae Stephen O'Malley, già guru chitarristico di Seattle, ex Khanate e Burning Witch, con tanto di mantello e cappa alla Palpatine, per chi conosce la saga di Star Wars, il viscido mestatore della Repubblica che poi diventa Imperatore Oscuro. E se si parte da questa immagine, e la si frulla a) con borborigmi paganeggianti manco a farlo apposta tra il vichingo, il nibelungo e il nazi; b) con Darth Fenner e i Sith Lords cogli spadoni al laser rosso sangue... Bè, forse allora si riesce a capire meglio il progetto Sunn O))): per i profani semplicemente "Sun", avviato dallo stesso Stephen O'Malley insieme con Greg Anderson già a partire dal 1998 a Los Angeles. Lo chiamano drone-metal, questo genere, figlio dell'industrial, elogio della lentezza, chitarre pizzicate ogni dieci secondi... Avete presente, con quell'espressione un po' grave, e un po' così, tra il bonzo e il genio del pentagramma? Un'estremizzazione sonora che a djUbik ricorda un po' il verso delle gondole FTL di Moya quando con Crichton e Chiana svuotiamo i serbatoi antimateria e imprechiamo in Galattico 7, oppure quando a Rigel prende il meteorismo all'elio... Se conferire questo lavoro, Monolith and Dimensions, a djUbik è - lo avrete capito - come regalare perle ai porci, nelle varie recensioni sparse in giro si trova invece il Giusto Rilievo: con toni commossi si scrivono cartelle piene d'entusiasmo, si scomodano magniloquenza e spiritualità. Oddio, è innegabile che l'intera opera di O'Malley e Anderson trasudi il tentativo di indicare un certo qual tipo di metafisica oscura. Ci provano tutti, prima o poi, a raccontare la Verità Ultima, e dipende in fondo dalle capacità espressive, o si nasce Ozzy Osbourne, se si è più fortunati Red Temple Spirits, se si è proprio sfigati... Ahem. Ecco, parlando di Monolith and Dimensions, il risultato di tanta carne al fuoco appare - o risuona fate come volete - un po' come ci potrebbe apparire - o risuonare - un bar avant-garde di Star Trek Voyager, dove un trio - o un duo? o una one-alien-band? - di Klingon neghittosi si esibisca col silenziatore. Scherzi a parte, a chi scrive il disco appare piuttosto noioso, inframezzato com'è da intermezzi vocali tra il sussurro, il gemito della Padrona frustata sulle parti sensibili e il growl, e grazie a Dio manca il falsetto, perché sennò sarebbe aleggiato pure lo spettro di Gollum e del "mio tessssssoro". Non che un po' di sense of humour, sia pur involontario, avrebbe guastato, in un'opera che si prende fin troppo sul serio per avere scelto un certo tipo di vesti... Insomma, per non dire proprio un'operazione ridicola, correggiamo il tiro in "panna montata col compressore". Troppo cattivo? Ok, ok. Diciamo allora album per appassionati, anzi per adepti? Non vi va bene nemmeno questo? Allora, guardate: djUbik è un nescio e non capisce una cippa di mazza di musica, e sapete che vi dice? Ascoltatevelo voi, questo Monolith and Dimensions, tanto per capire bene cos'è e dove vada a parare - occhio però a non finire in un buco nero... Sappiate tuttavia, prima di aprire bocca, che nella Fossa dei Tromboni nessuno, ma proprio nessuno, si azzarda a definirlo come avrebbe fatto l'eroico Fantozzi pensando all'amata Corazzata Potiomkin: una c****a pazzesca... Oh, si fa per scherzare, eh? Vi ho incuriosito abbastanza? ;-)

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