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Di: Ubik | 20/01/2009
Un santino di Peter Green in una mano e uno dei Pink Floyd nell'altra, Alessandro Stefana, in arte Asso, collaboratore fisso di Vinicio Capossela dà alle stampre un album intrigante e ricco di spunti. Sonorità non particolarmente all'italiana, emergono echi della colazione psichedelica di Alan, e soprattutto di quel chitarrismo tanto eclettico quanto energico cui Peter Green ci abituò in The End of The Game. Strumenti acustici ed elettronici si fondono in una sintesi gentile e per nulla invadente, proponendoci un itinerario del cuore a cui conviene abbandonarsi senza preconcetti. Lavoro assai godibile, forse a tratti un po' troppo etereo, ma assolutamente coerente nel suo mood di psichedelia dolce e malinconica.

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