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A Cork Tale Wake

Di: Massimo di Roma | 23/04/2008

Songwriter delicatamente incisivo ed allo stesso tempo vigorosamente espressivo, già protagonista nel di un eccellente tuffo nel blu chiamato "Throatsleep", armato di una voce che ha dentro gli orizzonti di un uomo consunto, che a tratti richiama echi di dolcezza, di amarezza, di disperazione assoluta. 
Si tratta di uno straordinario affresco di un "giovane vecchio", 

che forse si racconta in una vita ereditata da altri, lisciata da mille storie ascoltate dai vari Antony (and The Johnsons),Sufjan Stevens, dal compianto Elliot Smith, Jeff Tweedy dei Wilco o da Micah P. Hinson e Will Oldham. Ma chiunque sia il suo true father, la sua magia alberga nel magnifico e malinconico tenore folk di cui si anima, sparato su spunti ed ispirazioni ampie e variegate (“The Last Parade On Ann St.” ha marchio decisamente Pixiesiana).
La piattaforma acustica di base si impreziosisce lungo la strada di inserti di violini, violoncelli, trombe, di traumi jazzati, country, cameristici.
Ma il vero plus che rende unico questo disco è l'animus espressivo della voce di Bathgate, tale e quale (as effect) quanto ne sapevano generare Nick Drake o Jeff Buckley.

Se vi siete incuriositi, tanto altro da aggiungere non c'è : dipende dalla sintonia che potrete mostrare con le corde che innegabilmente sa e saprà toccare : se invece fate parte degli empi monodirezionati del bam bam bam lasciate perdere.
In certi casi, è il cuore che deve far prevalere la propria voce. 
Quindi se siete dotati di un cuore, avvicinatevi senza timore.


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