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Di: Gianni Ciaccio | 21/03/2007

Ora che la brutta storia di Daniele Mastrogiacomo è finita bene, per lui non certo per l'autista, provo a fissare alcuni attimi con il contributo del racconto dello stesso giornalista di Repubblica e di un libro di Khaled Hosseini "Il cacciatore di aquiloni" che mi ha accompagnato durante i giorni del sequestro e che ho terminato proprio il giorno del rilascio.

Un breve riassunto del tutto emozionale.

D.M."Sono un Taskfir, un infedele. L'acqua, il cibo, gli oggetti che tocco appartengono solo a me. Nessuno dei miei carcerieri può toccarli. Sarebbe un atto impuro"." Mi svegliano di soprassalto. Gli dico quello che mi ricordo. Loro mi indicano il pavimento, mi fanno stendere e poi iniziano a frustarmi con pezzi di tubi di gomma. Dieci colpi, gridano Allah Akbar, Dio è grande. Io urlo: basta!"

K.H."-Un paio di talebani andarono a controllare ed interrogarono H.. Quando cercò di spiegare loro che la casa era mia e che lui e sua moglie vivevano con me, lo accusarono di mentire, anche se molti vicini, confermarono le sue parole. I talebani dissero che era un ladro come tutti gli hazara e gli ordinarono di lasciare la casa prima del tramonto. H. protestò... protestò di nuovo. A quel punto lo trascinarono in strada.-

-Oh, no!-

-...e gli ordinarono di inginocchiarsi...-

-No, Dio, no-

-...e gli spararono alla nuca...-

-No-

-F. si lanciò su di loro gridando...-

-No-

-...spararono anche a lei. Per legittima difesa, dissero.-

D.M." Resto agghiacciato. L'autista viene portato al centro. Il comandante emette la sua sentenza di morte. In nome dell'Islam. Dice che noi siamo delle spie. Che dobbiamo morire. Vedo Ajmal che piange, non capisco, gli chiedo cosa abbaino detto, lui risponde in singhiozzi:-ci ammazzano-. Io mi alzo sulle ginocchia, vedo l'autista afferrato da quattro ragazzi, gli spingono la faccai sulla sabbia, gli tagliano la gola e poi continuano, gli tagliano tutta la testa"

K.H." Era la prima volta che vedevo i talebani dal vivo. Il Toyota rosso procedeva lentamente. Nel cassone erano accovacciati alcuni giovani dal volto duro con il kalashnikov sulle spalle. Tutti avevano la barba ed un turbante nero. Uno di loro, sui vent'anni, roteava una frusta con cui ritmicamente colpiva il fianco del camioncino. Il suo sguardo indagatore incontrò i miei occhi. Non li abbassai. ...

-Ma che diavolo le è preso?- sibilò F.

-Cosa?-

-Non deve fissarli. Ha capito? Mai!-"

D.M."Arriva l'ultimo giorno. Il comandante mi abbraccia, falso e sincero al tempo stesso. Gli dico che ha vinto. Lui, prima di lasciarmi andare, in perfetto inglese, mi sussurra in un orecchio: -Se Dio vuole, Inshalla, ci vediamo in Paradiso-"

 

Ricordiamo con queste poche righe tutte le vittime della violenza, spesso  vittime delle vittime della violenza.


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