Sesto lavoro dal 2002 per questa band di New York: Mark Morgan (chitarra e voce), Richard Hoffman (basso e tastiere) e Jon Lockie (batteria ed elettronica) continuano con coerenza il loro discorso fatto di noise estremo, punk e ritmiche industriali. Un po' come se il gruppo si calasse, armi e bagagli, ai box della Ferrari durante un pit-stop: rombi da pista di formula uno, loop e iterazioni, ma a ben sentire anche un preciso filo logico molto, ma molto oscuro. Vi sono episodi anche più ritmici e godibili: Black Peter è una bella cavalcata che senti nelle ossa e poi nella testa, ma l'essenziale di questo album sta in un senso di impotenza di fronte al mondo che si traduce in rabbia e furiosa esplosione sonora a 360 gradi. Estremamente liberatorio.
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